domenica 26 giugno 2011

Se Non Ora Quando spot siena 09 10:07:11

Tornano le donne di Se non ora quando - Intervista a Cristina Comencini


mobilitazione
19 giugno 2011 at 13:48
Categorie: rassegna stampa
URL: http://wp.me/p1kiiO-yU


C´è stata una gigantesca mobilitazione popolare che ha influenzato le elezioni. Ora mettiamo al centro il lavoro

Silvia Fumarola su Repubblica 19 giugno 2011


ROMA - «Facciamo dell´Italia un paese per donne»: più che uno slogan, un impegno. La regista Cristina Comencini racconta con passione la nuova iniziativa del movimento "Se non ora quando?" che porterà a Siena il 9 e il 10 luglio donne di tutta Italia per confrontarsi sul cammino fatto. Gli stati generali della condizione femminile, raccontata da donne del Sud e del Nord, di sinistra e di destra: tutte. «Tutte invitate» spiega la Comencini «a raccontare cos´è cambiato. È stato un anno intenso, e di cambiamenti importanti: lo dimostrano i risultati delle ultime elezioni e del referendum. È come se un´onda dal profondo avesse smosso il Paese. E non c´è dubbio che a questo risveglio abbiano contribuito gli studenti e le donne».

Signora Comencini, parla di "risveglio" ma le donne non hanno fatto grandi passi avanti.

«L´associazione è nata un anno fa per iniziativa di un gruppo di donne, per capire cosa fosse accaduto in Italia. L´Istat racconta che facciamo ancora una fatica mostruosa e siamo rimaste indietro, nel 2011 la condizione femminile è tornata al centro dell´interesse. Anche gli uomini si sono stancati di vedere rappresentate le donne solo come corpi: è stato il primo passo».

Avete intercettato il malessere e la voglia di condividere un percorso comune: immaginava che il movimento sarebbe cresciuto così?

«No, ma l´onda è cresciuta subito. Nessuno aveva il coraggio di esprimersi, come se il sentimento politico fosse ancora vivo, ma nessuno lo manifestava. Il tam tam è partito sul web, il 13 febbraio è stata una data storica: un milione di persone in piazza, l´Italia mobilitata. La nostra intuizione, partita con lo spettacolo "Libere" era giusta. Sono convinta che quest´onda gigantesca abbia influenzato anche le elezioni».

Avete mai pensato di diventare un movimento politico?

«No. Ma il modo in cui è avvenuta l´adesione indica che c´era voglia di cambiamento. La società civile chiede che nasca la politica delle persone non dell´antagonismo, l´Italia vuole vivere meglio. Si sono mossi gli studenti e le donne, il risveglio ha coinvolto tutti. La politica deve lasciarsi contaminare, sarebbe un suicidio non ascoltare queste nuove voci. Il 13 febbraio ha preso vita una mobilitazione popolare; tra i politici c´era chi l´auspicava e chi la temeva. Nella politica delle donne vanno coinvolti anche gli uomini, è una battaglia che si fa insieme».

A Siena cosa succederà?

«Il 9 e 10 luglio ci riuniremo nel Complesso di santa Maria della Scala, ringrazio il sindaco e la direttrice del museo che ci hanno messo a disposizione la città e la struttura. "Se non ora quando?" si pone un´altra domanda: e adesso? Continuiamo a lavorare. L´Italia non è un paese per donne, vogliamo che lo diventi. Gli ultimi dati Istat dicono che il tasso di occupazione femminile è sceso, che le donne abbandonano il lavoro, non possono permettersi di diventare madri. Un quadro che non è da paese moderno, l´Italia non dà nulla alle donne: va rimesso al centro il lavoro femminile».

Ha girato l´Italia: che idea si è fatta?

«Mia sorella Francesca ha raccolto le storie, abbiamo visto donne di tutte le età e condizione, tante le avevamo contattate per e-mail: sono diverse e simili nella consapevolezza di sentirsi escluse. Chi si è reso conto che le donne sono una ricchezza per l´Italia è il presidente della Repubblica Napolitano. Le donne sono lavoratrici efficienti, hanno un potenziale enorme. La forza del nostro movimento è la trasversalità - si è visto dalla piazza - siamo unite perché contano i principi».


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martedì 21 giugno 2011


L’Importanza della ricerca ,che come Donne Bassa Reggiana abbiamo voluto e la collaborazione ,che per la sua realizzazione abbiamo dato .


Questa ricerca : DAGLI ANNI SETTANTA AL DUEMILA. DONNE DELLA BASSA REGGIANA TRA SOGNI&POLITICA DI IERI E DI OGGI è importante perché ha aperto una prospettiva d’analisi sul versante femminile ,tra l’altro in un luogo poco indagato come la Bassa , ma come dice anche la ricercatrice: Nadia Caiti, è un importante passo che potrebbe dare seguito ad un seconda indagine per dare valore al lavoro delle donne sia in ambito politico, sociale, sindacale ,amministrativo o del volontariato sociale dove ne troviamo tante impegnate, ma senza alcun ruolo direttivo,a meno che non siano piccole imprenditrici o amministratrici di Cooperative sociali e responsabili della loro azienda o dello loro Cooperativa.

Penso anche al contributo del lavoro silenzioso delle donne impegnate per il cambiamento in positivo della società ( dico in positivo perché di cambiamenti se ne paventano tanti) ,in quanto cittadine , ma anche a quel sottobosco femminile , che nessuno cita, ma che con il loro agire quotidiano tengono in piedi importanti organizzazioni di volontariato : Aido – Avis- Caritas -Cri o altre Associazioni Assistenziali ,per non parlare delle volontarie che lavorano nei Partiti o nei Sindacati. Credo sia interessante scoprirne i compiti ,i ruoli e le funzioni. Per non dimenticarci delle donne che lavorano gratis per la “manutenzione della famiglia”, impegnate nel lavoro di cura di bambini e anziani , che permettono agli occupati in lavori produttivi, di presentarsi in condizioni efficienti sul posto di lavoro, sostituendosi non solo alla carenza di servizi, che ancora a malapena riusciamo a mantenerci,ma anche alla loro scarsa fruibilità sia per i costi stessi diventati spesso non così accessibili, che per la loro organizzazione, distribuzione e funzionalità territoriale .

La ricerca della quale discutiamo oggi , è la storia delle donne istituzionali , che vi hanno lavorato o militato . E’ la storia di donne che hanno avuto un luogo dove rappresentarsi o essere rappresentate – Istituzioni - partiti – sindacati, la storia di donne che hanno lavorato in fabbrica in condizioni veramente difficili, penso a quelle degli anni ’70,… è la storia di giovani donne che il lavoro non è più in grado di garantirle un futuro : farsi una famiglia o programmare una maternità , ma è anche la storia di chi come tante di noi si sono impegnate ,ma che non avevano un luogo (una sede ), e come dice una storica non avevano una storia, perché non avevano contiguità o radici con altre storie .


Il luogo dove operava l’UDI a Guastalla era un non luogo ,non avevamo una sede .Il non luogo è spesso il luogo, paradossalmente parlando, dove militano le donne dei movimenti, precisamente come noi 30 anni fa e come facciamo tuttora con la nostra piccola Associazione “Terra di Donne” , e come fanno le amiche di Reggio del SE-NON-ORA QUANDO … adesso , in questi giorni ,ma che allo stesso tempo sono riuscite con la collaborazione di chi ha un luogo e con l’aiuto di INTERNET a mobilitare centinaia di donne.

Il non luogo è più difficile da rappresentare e da raccontare ma è il luogo dell’agire politico più vicino ai problemi della gente (nel nostro caso le donne ), ed è il luogo dove allo stesso tempo spesso milita e agisce la presenza femminile .E’ il luogo delle piazze ,è il luogo della denuncia , è il luogo della presenza partecipata , è il luogo dei movimenti che a volte ,solo la risonanza mediatica è la prova della loro esistenza.

Ebbene “senza un luogo e senza storia” , i cardini del nostro agire negli anni ‘70 erano: l’assunzione delle responsabilità individuali sulle nostre spalle , per agire infine collettivamente , l’uso ed il possesso della parola - che abbiamo dovuto acquisire, l’autonomia dalle istituzioni , farsi carico di problemi di genere presenti sul territorio ed essere autarchiche nell’organizzazione complessiva che ricadeva tutta su di noi.

La ricerca, noi donne del movimento degli anni ‘70 l’abbiamo cocciutamente voluta e questa ha dato una grande opportunità, sia di lavoro sulla memoria , che relazionale – ha dato anche storia a storie apparentemente senza storia .Ma se leggiamo attentamente alcune pagine della stessa (che ha coinvolto circa 60 persone) vedi le pagine  58-59-60-61- , vi troviamo le indicazioni per comprendere i nostri errori e l’inizio della nostra sconfitta ,sia come movimento delle donne che come donne lavoratrici.


… E l’analisi esposta fa sorgere qualche domanda … se le l’organizzazioni sindacali abbiano ceduto sulle rivendicazioni delle donne che chiedevano:
…permessi retribuiti fin dal 1978 (40 ore retribuite = a 5 giorni di lavoro all’anno per madre e padre ,con figlio a carico fino a 5 anni da utilizzare secondo le esigenze famigliari- pag.61 - perché carenti nella comprensione e nel misurarsi sulle questioni relative al tempo di vita e tempo di lavoro?

Altra domanda - … che le organizzazioni sindacali si fossero rese conto che si sarebbero potuto sviluppare delle lotte separate dai lavoratori maschi dentro la fabbrica, innescando quel separatismo che già come donne agivamo fuori dalla fabbrica , sul fronte del rispetto della differenza di genere creando una condizione sindacale difficile, poi da gestire perché innescata su questa differenza?


Probabilmente ,come sostiene anche Susanna Camusso ,il movimento delle donne sulle proposte per modificare l’organizzazione del lavoro e la conciliazione con i tempi di cura ci ha mollato e qui sta in parte l’origine della la nostra sconfitta e anche dei nostri errori.


Altre pagine molto interessanti sono le testimonianze delle donne all’attaccamento al lavoro, fino a riconoscere con difficoltà il diritto alle ore per l’allattamento acquisite, malgrado le condizioni di lavoro disagevoli e pesanti nel quale lavoravano , (vedi da pag.66-a-69-), mettendo in luce alcune nostre contraddizioni e bisogni .

Seguono le pagine legate alla trasformazione della famiglia : dal passaggio dalla famiglia patriarcale alla famiglia attuale e la frantumazione delle reti parentali (da pag 148-153 )- ma ci sono pagine dalla critica molto forte all’organizzazione del lavoro così come si è strutturato ora , l’inconciliabilità del lavoro con i tempi di vita di donne e uomini e il grande sforzo che fanno le stesse per conciliare il tutto(pag 162-165). Si denunciano sistemi di assunzione legati alle aspettative di maternità facendo firmare in maniera preventiva , moduli in bianco di licenziamento , da utilizzare qualora si manifestasse uno stato di gravidanza.


Ci sono diversi modi per presentare una ricerca ma come facciamo ora , cerchiamo di attualizzarla al massimo per suscitare allo stesso tempo la possibilità di continuarla ,di poter continuare o dare seguito ad un’altra storia e riflettere sull’arretramento anche dell’attuale condizione sociale-sindacale sui diritti e magari dei nostri errori e limiti.
Da questa ricerca ,a partire dalla raccolta del materiale storiografico, si è costituito un gruppo di donne : Donne Bassa Reggiana che oltre alla raccolta parziale di fondi per sostenerla, ha iniziato dopo tanti anni ad impegnarsi socialmente dando vita ad iniziative a difesa, sia della condizione della donna ,che contro la violenza sessuale in collaborazione con la NONDASOLA ,e contro l’uso del Corpo delle donne e le immagini degradanti che lo rappresentano,
coinvolgendo allo stesso tempo le scuole superiori oltre che i cittadini.

Il Gruppo Donne Bassa reggiana ha dato seguito alla nostra Associazione che ora si chiama Terra di Donne , ma la strada per proseguire non è semplice . Speriamo di continuare e andare oltre la pubblicazione del libro, che insieme al sindacato abbiamo sostenuto, ma abbiamo bisogno di maggiori idee, propositive , di partecipazione attiva e più numerosa , di una maggiore forza anche organizzativa , e di giovani donne , come la nostra giovane presidente Sara, che per motivi di lavoro non è potuta essere presente per tempo . E’ una giovane lavoratrice precaria, plurilaureata.

Colgo l’occasione per ringraziare tutte le donne e gli uomini che hanno dato forma a questa bella esperienza , le persone che hanno contribuito sia alla costruzione del dvd che all’organizzazione di questa iniziativa e le altre iniziative che l’hanno preceduta .Vogliamo ringraziare come “Terra di Donne – Associazione ” ex “Gruppo Donne Bassa Reggiana “, tutte le donne che hanno rilasciato la loro testimonianza , le persone che hanno permesso la realizzazione del DVD, le organizzazioni della Cgil e dello SPI del Distretto di Guastalla e Provinciale di Reggio , il Coordinamento Donne dello SPI, che ci è particolarmente vicino , il Centro Studi R60 , la Provincia , i Sindaci che hanno aderito alla iniziativa , la ricercatrice Nadia Caiti e il regista del DVD Nico Guidetti e tutte le persone contattate che hanno direttamente e indirettamente collaborato, ma che ci è impossibile nominare personalmente.


 Terra di Donne - Associazione Bassa Reggiana
 Reggiolo 10-6-2011 Scappi Anna

mercoledì 15 giugno 2011

Siamo l'Italia peggiore

di Sara Di Antonio 

E' vero, siamo l'Italia peggiore. A Milano, oggi capitale morale del risveglio di un nazione, da sempre barometro degli umori del paese, stracciavano sorridendo i curricula dei migliaia di laureati che accorrevano dalle province italiane per cercare un'occasione, un posto, un lavoro. Nel migliore dei casi li facevano diventare stagisti, o se preferite stagière alla francese che è molto più elegante ed etimologicamente corretto: ma pur sempre soggetti mal pagati, o non pagati, ingabbiati al buio di un ufficio o di un'agenzia almeno fino alle diciotto pena sentirti chiedere, se abbozzi l'uscita: “Oggi fai part-time?”.

Poi gli animi nobili della politica, dall'alto della loro terza media, ti dicevano che no, non tutti possono laurearsi in filosofia orientale, ma c'è bisogno di tecnici e ingegneri: salvo che questi ultimi, avendo fiutato l'aria, non sono poi così rari, e studiano matematica applicata tanto per guadagnare gli onestissimi millecinquencento euro dei loro padri carrozzieri.

Della mattanza dei laureati in scienze della comunicazione non posso parlarvi, perché ho visto troppe amiche talentuose condannate a rispondere al telefono in qualche oscuro ufficio Urp della provincia emiliano-romagnola mentre la collega fa i pallini sul calendario dei giorni di ferie che prenderà: ma parliamo di privilegiate, non costrette ad aprire la partita Iva per lavorare - guai a sgarrare - le loro nove ore consecutive nel bel mondo della comunicazione o della pubblicità.

Dai co.co.co., che ricordava le notti sguaiate di “Indietro tutta”, si passò al più austero co.co.pro., ed è davvero troppo sentire appelli alla microimprenditorialità individuale nei rimbrotti sontuosi dei fruitori dei vitalizi parlamentari o dagli inventori degli hedge found, quando la tassazione nel nostro paese è uguale alla Svezia. Poi i più furbi e i più scaltri il posto l'hanno trovato: un po' come l'amore o il riprodursi, sfuggendo al ricatto dei padri cinquantenni e sessantenni che preferivano dare la paghetta e comandare loro.

Quando i vertici dell'Inps non rendono noti i dati degli accantonamenti della “gestione separata” - che è quella dei parìa che non avranno diritto a una pensione degna di tale nome - pena la sollevazione popolare penso che sì, ha ragione mio padre quando sornionamente afferma che loro, al nostro posto, avrebbero bruciato la Prefettura, ma sono loro gli stessi che hanno contribuito a creare un mondo in cui, come cento anni fa, si fa carriera solo in maniera univoca: attraverso le relazioni e con le scuole private.

In un mondo ingiusto la Rete sta cercando di far cadere gli invisibili steccati di una società ostile verso una generazione che sarà meno combattiva delle precedenti, ma che comunque non può ridursi unicamente a pagare la pensione dei nonni, le poliennali maternità delle dipendenti pubbliche e le tre giornate lavorate dalle insegnanti meridionali salite al nord che scoprono di essere incinte al quarto giorno senza riuscire a vedere garantita una prospettiva di lungo termine decente.

A chi parla dell'Italia peggiore vorrei solo consigliare di non invitare i giovani ad andare all'estero ad ampliare i propri orizzonti: è sconsolante tornare a casa e capire che nulla è cambiato. Ed è lì che mi rendo conto di appartenere all'Italia, la peggiore.

Fonte: 24Emilia.com

martedì 7 giugno 2011

Dagli anni '70 al 2000 .Donne della Bassa reggiana tra sogni&politica di ieri e di oggi.


Care amiche/i ,
in collaborazione con la Camera del Lavoro Territoriale di Zona e la Lega della SPI di Reggiolo siamo liete/i di invitarvi,
Venerdi 10 giugno 2011
dalle ore 17,30 presso il Centro Sociale "Nino Za" di Reggiolo,
alla presentazione della ricerca storico-sociale:

”DAGLI ANNI SETTANTA AL DUEMILA.DONNE DELLA BASSA REGGIANA TRA SOGNI&POLITICA DI IERI E DI OGGI”
ed alla proiezione del dvd allegato al libro:


STORIE DI LAVORO E MEMORIE DI LOTTA
che  ha visto partecipi le donne e gli uomini nelle lotte sociali e sindacali della Bassa.
 Si parlerà ,di welfare ,di lavoro,di maternità e diritti. Verranno rievocate le lotte sociali e sindacali delle donne della Bassa reggiana,ma anche degli uomini e confrontate con i problemi e le condizioni sociali delle donne e degli uomini di oggi,i cambiamenti avvenuti nella famiglia e nella popolazione.


Saranno presenti la ricercatrice Nadia Caiti, Gardinazzi Lucia collaboratrice nella ricerca ed il regista Nico Guidetti .


Saranno inoltre presenti Anna Salfi (dipartimento delle Pari Opportunità della segreteria Regionale CGIL) e la Sindaco di Reggiolo Barbara Bernardelli.
ll libro sarà disponibile a Reggiolo durante l’iniziativa, oltre che alla Camera del Lavoro di Guastalla (da Gina) , alla libreria INFOSHOP MAG 6 di Reggio, via Sante Vincenzi ,13/4 (laterale di Via Matteotti - Zona Mirabello, alle librerie del Corso e  Gonzaga di Guastalla .

Contiamo sulla vostra presenza . Cordiali Saluti.

p. la Camera Territoriale di Zona - Ciro Maiocchi.
p. Donne Bassa Reggiana- Scappi Anna
p. Terra di Donne - Sara Balbi Settino
Guastalla lì,26/5/2011
P.s - Chi rimane per la cena offerta gratuitamente dagli organizzatori è pregata/o di prenotare ai seguenti numeri :


CDL di Reggiolo 0522- 972142 CDL di Guastalla 0522-826446