Tarocchi e veline
di Alessandra Sorrentino
Sfogliando un qualsiasi mazzo di tarocchi è facile accorgersi che le
figure femminili sono rappresentate dalla Papessa e dall'Imperatrice
negli arcani maggiori e dalle Regine negli arcani minori. Figure in
qualche modo "autorevoli", "regali", figure di "potere". Ricordando
sempre che nel loro insieme i tarocchi si delineano come il percorso di
vita che ognuno di noi compie o può compiere - consapevole delle proprie
scelte - la Papessa, l'Imperatrice e le Regine rappresentano tre modi
di essere donna.
La Papessa, la prima donna degli arcani maggiori, è simbolo della
purezza assoluta, è quella parte di noi stesse - affermano Jodorowsky e
Costa - che non è mai stata ferita né toccata. Una parte di noi che
rappresenta una miniera di purificazione e di fiducia, una enorme fonte
di energie e potenzialità.
L'Imperatrice è simbolo invece della donna creativa, sensuale e
incarnata, una donna piena di fuoco e di energia. Rappresenta anche la
seduzione, il piacere, l'esplosione della vita nella sua incessante e
costante creatività, mentre le Regine - caratterizzate ognuna dal
proprio simbolo, ovvero denari, bastoni, coppe e spade - sono donne
molto più pragmatiche e attive.
E' uno in particolare di questi tre modi di essere donna mi ha fatto
riflettere grazie anche a una piccola provocazione che voglio
raccogliere, ma non per fare polemica sterile. Nel pieno del ciclone
degli scandali che vedono protagonista Nadia Macrì e il premier -
vicende dove la donna, proprio quella carnale e seduttrice, è al centro
di grandi polemiche - a Reggio il consiglio comunale ha approvato una
mozione per difendere la dignità della donna nell’ambito pubblicitario e
ribadire l’uguaglianza tra i sessi con lo scopo di abolire stereotipi e
pregiudizi, mentre in questi giorni il Sole 24 Ore pubblica alcune
inchieste dedicate alla leadership femminile e alle donne che sono a
capo di importanti aziende (soprattutto all'estero) che in qualche modo
si stanno facendo spazio in ambienti e ruoli tipicamente maschili. La
lotta per l'uguaglianza e l'emancipazione femminile non è di certo
nuova: ben vengano i regolamenti che non fanno di sicuro male, ma
leggere un commento riguardo l'ascesa su Facebook della Macrì dove la
notizia viene interpretata come "un articolo, un commento, o un
killeraggio scritto da una velina contro una velina nemica della velina
vostra amica" mi ha fatto nascere una considerazione di ampio respiro
sulla necessità di un ulteriore, nuovo (?) e profondo cambiamento
culturale riguardo all'essere donna.
Noi possiamo scegliere se essere Papessa o Imperatrice, possiamo
scegliere se esserlo nel senso positivo - quello rappresentato dal verso
"dritto" dei tarocchi - o in senso negativo - quello del verso a
rovescio delle carte. Possiamo scegliere se essere pure o rigide,
creative e sensuali o capaci di amarezza e venalità.
Possiamo scegliere se essere veline e farne un pretesto o farne la
propria meta nella vita per calcare il palcoscenico della notorietà. E
senza nessuna invidia da velina contro una velina nemica, credo che la
Macrì abbia scelto consapevolmente che tipo di donna essere.
Credo anche, e mi auguro, che le donne che appartengono alla mia
generazione, ma soprattutto alle donne più giovani che stanno crescendo e
si stanno confrontando con i sogni, le passioni, le aspirazioni e gli
ideali della vita in un momento così critico, siano in grado di mettere
in atto concetti come dignità e uguaglianza - quelli che vogliamo
difendere con le mozioni - così ricchi, almeno in potenza, di tante
opportunità e in particolare di una: fare in modo che la sensualità
creativa di cui ogni donna è naturalmente dotata non venga
strumentalizzata, né in pubblicità, né nella vita di tutti i giorni. Ma
questo può avvenire soltanto se dignità, orgoglio e uguaglianza si
radicheranno prima di tutto dentro di noi.
FONTE: http://www.reggio24ore.com