giovedì 9 dicembre 2010

SABATO 11 DICEMBRE 2010

Dalle Ore 16.00

IMMAGINE:

FEMMINILE, SINGOLARE

L'utilizzo del corpo delle donne



Video e Letture da

“Il corpo delle Donne”

di Lorella Zanardo

Introduzione di Massimilla Rinaldi

(Archivio storico udi Reggio Emilia )

Leggono Menozzi Elisa e Alfieri Fernanda



…ed un ricco buffet..

Presso Bar Duca Bianco

Palazzo Ducale, Guastalla

venerdì 19 novembre 2010

INIZIATIVA

L’Istituto Russell e L’Associazione Terra di Donne

propongono agli studenti e alla cittadinanza

un incontro con

Avvocato Celestina Tinelli

sul tema

La pubblicità negativa per la figura femminile

aula magna ore 11.00 – 12.25

Sabato 20 Novembre 2010

mercoledì 17 novembre 2010

Tarocchi e Veline

Tarocchi e veline


di Alessandra Sorrentino


Sfogliando un qualsiasi mazzo di tarocchi è facile accorgersi che le figure femminili sono rappresentate dalla Papessa e dall'Imperatrice negli arcani maggiori e dalle Regine negli arcani minori. Figure in qualche modo "autorevoli", "regali", figure di "potere". Ricordando sempre che nel loro insieme i tarocchi si delineano come il percorso di vita che ognuno di noi compie o può compiere - consapevole delle proprie scelte - la Papessa, l'Imperatrice e le Regine rappresentano tre modi di essere donna.

La Papessa, la prima donna degli arcani maggiori, è simbolo della purezza assoluta, è quella parte di noi stesse - affermano Jodorowsky e Costa - che non è mai stata ferita né toccata. Una parte di noi che rappresenta una miniera di purificazione e di fiducia, una enorme fonte di energie e potenzialità.

L'Imperatrice è simbolo invece della donna creativa, sensuale e incarnata, una donna piena di fuoco e di energia. Rappresenta anche la seduzione, il piacere, l'esplosione della vita nella sua incessante e costante creatività, mentre le Regine - caratterizzate ognuna dal proprio simbolo, ovvero denari, bastoni, coppe e spade - sono donne molto più pragmatiche e attive.

E' uno in particolare di questi tre modi di essere donna mi ha fatto riflettere grazie anche a una piccola provocazione che voglio raccogliere, ma non per fare polemica sterile. Nel pieno del ciclone degli scandali che vedono protagonista Nadia Macrì e il premier - vicende dove la donna, proprio quella carnale e seduttrice, è al centro di grandi polemiche - a Reggio il consiglio comunale ha approvato una mozione per difendere la dignità della donna nell’ambito pubblicitario e ribadire l’uguaglianza tra i sessi con lo scopo di abolire stereotipi e pregiudizi, mentre in questi giorni il Sole 24 Ore pubblica alcune inchieste dedicate alla leadership femminile e alle donne che sono a capo di importanti aziende (soprattutto all'estero) che in qualche modo si stanno facendo spazio in ambienti e ruoli tipicamente maschili. La lotta per l'uguaglianza e l'emancipazione femminile non è di certo nuova: ben vengano i regolamenti che non fanno di sicuro male, ma leggere un commento riguardo l'ascesa su Facebook della Macrì dove la notizia viene interpretata come "un articolo, un commento, o un killeraggio scritto da una velina contro una velina nemica della velina vostra amica" mi ha fatto nascere una considerazione di ampio respiro sulla necessità di un ulteriore, nuovo (?) e profondo cambiamento culturale riguardo all'essere donna.

Noi possiamo scegliere se essere Papessa o Imperatrice, possiamo scegliere se esserlo nel senso positivo - quello rappresentato dal verso "dritto" dei tarocchi - o in senso negativo - quello del verso a rovescio delle carte. Possiamo scegliere se essere pure o rigide, creative e sensuali o capaci di amarezza e venalità.

Possiamo scegliere se essere veline e farne un pretesto o farne la propria meta nella vita per calcare il palcoscenico della notorietà. E senza nessuna invidia da velina contro una velina nemica, credo che la Macrì abbia scelto consapevolmente che tipo di donna essere.

Credo anche, e mi auguro, che le donne che appartengono alla mia generazione, ma soprattutto alle donne più giovani che stanno crescendo e si stanno confrontando con i sogni, le passioni, le aspirazioni e gli ideali della vita in un momento così critico, siano in grado di mettere in atto concetti come dignità e uguaglianza - quelli che vogliamo difendere con le mozioni - così ricchi, almeno in potenza, di tante opportunità e in particolare di una: fare in modo che la sensualità creativa di cui ogni donna è naturalmente dotata non venga strumentalizzata, né in pubblicità, né nella vita di tutti i giorni. Ma questo può avvenire soltanto se dignità, orgoglio e uguaglianza si radicheranno prima di tutto dentro di noi.

FONTE:  http://www.reggio24ore.com

mercoledì 3 novembre 2010

NUOVO LINK

Carissime,

a lato è stato aggiunto il link al blog IL CORPO DELLE DONNE. Sito su cui potete trovare il video-documentario di Lorella Zanardo
Vi invito ad andarlo a visitare, ci sono tanti spunti di riflessione interessanti. Presto vi presenteremo
anche le nostre iniziative inerenti all' Immagine della Donna nella pubblicità, nel sociale e nella quotidianità.

A presto quindi,
Cari Saluti
Sara

martedì 12 ottobre 2010

COMUNICATO STAMPA DELLA COMUNITA' PAKISTANA DI MODENA E REGGIO EMILIA



Oggetto: conferenza-permanente-RE Fw: il video di CrossingTV sulla fiaccolata a Novi Modenese.
Ricevo e volentieri inoltro.
Segnaliamo il video che abbiamo realizzato sulla fiaccolata per Shenaz e Sosheen della comunità di Novi Modenese, per condannare la violenza sulle donne.

http://www.crossingtv.it/video/generazioninazione/episodio-174-per-shenaz-e-nosheen

---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: InterculturaleZonarelli
Date: 08 ottobre 2010 16:14

Oggetto: comunicato della comunità pakistana di Modena e Reggio Emilia
A: InterculturaleZonarelli InterculturaleZonarelli@comune.bologna.it

La Comunità Pakistana è contro ai matrimoni imposti.

LA COMUNITA PAKISTANA CREDE NELLA PARITA' UOMO E DONNA.

Le comunità pakistane di Modena e Reggio Emilia , non trovano le
parole per esprimere la propria rabbia ed il proprio sdegno per il
drammatico omicidio di Shenaz Begum per aver difeso la figlia Nosheen
Butt dal padre che la voleva costringere ad un matrimonio imposto.

Noi crediamo che questi episodi isolati di violenza contro le donne
infrangano il lavoro sincero degli immigrati che hanno la volontà di
convivere con le tradizioni del paese ospitante, distruggano
l’immagine della maggioranza degli immigrati che è contro la violenza
e crede nella parità uomo e donna, interpretino male le tradizioni
degli immigrati stessi.

Crediamo che fare il padrone dei propri figli non abbia niente a che
fare con nessuna religione e nessuna cultura civile.

Nella legge pakistana un matrimonio combinato o una promessa di
matrimonio di un minorenne non ha nessun valore giuridico.

Secondo la religione Islamica, praticata dal 97% degli abitanti nel
Pakistan, ‘’chi ammazza un essere umano è come se ammazzasse tutta
l’umanità.’’

La religione e la tradizione islamica non dicono che il matrimonio va
imposto o combinato.

Questi casi, seppur isolati, ci preoccupano per il nostro futuro in
Italia. I casi isolati vanno isolati.

Noi riteniamo che questa cultura che prende di mira le donne e che
fino a pochi anni, fa era presente in molte parti del mondo, vada
combattuta insieme.

Dobbiamo cercare tutte le soluzioni possibili per sconfiggere questo
pensiero non soltanto perché rappresenta un problema di convivenza
tra i cittadini immigrati e gli italiani, ma perché crediamo alla
sacralità della vita e alla parità tra uomo e donna.

Se il caso di Nosheen, in cui la madre ha difeso la figlia(cosa che
non si era vista nel caso di Hina di Brescia e Saana di Pordenone) dà
una segnale chiaro che la metà del nostro cammino è stata fatta, ora
ci manca un altro pezzo che dobbiamo fare tutti insieme, prendendo le
distanze dalla mentalità malata che crede nella supremazia dell’uomo.

L’Associazione Pakistana di Reggio Emilia e la comunità pakistana
condannano duramente questa idea ed esprimono tutta la solidarietà a
Nosheen.

I rappresentanti dell’Associazione Pakistana di Modena e Reggio
Emilia, saranno presenti a Novi di Modena alla fiaccolata di venerdì,
organizzata dal Comune e Commissione pari opportunità contro ogni
tipo di violenza e per solidarietà con Nosheen.

Presidente dell’Associazione Culturale “Centro Minhaj-ul-Quran”
Presidente dell'Associazione Pakistana di Reggio Emilia
Presidente dell'Associazione M.L.N.W.

CENTRO INTERCULTURALE M. ZONARELLI
COMUNE DI BOLOGNA SETTORE SOCIALE
VIA G. A. SACCO 14 40127 BOLOGNA
TEL. 051 4222072
http://www.zonagidue.it/
-Associazione di Volontariato Il Ventaglio
via Lame 118 - 40122- Bologna
tel.: 051- 55 2876/ fax: 051- 55 5421

lunedì 11 ottobre 2010

"PARITA' TRA UOMINI E DONNE DEVE ESSERE OBIETTIVO DI TUTTI" Su questo si impegnino le istituzioni.

 COMUNICATO DEL  FORUM DELLE DONNE DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
 RIUNITOSI  Il  7/10/2010


"La A cura dell’Ufficio Stampa della Provincia di Reggio Emilia – Corso Garibaldi, 59
Tel. 0522.444151 (f.macchi) - 444134 (s.mannari) mail: ufficio.stampa@mbox.provincia.re.it
Reggio Emilia, 8 ottobre 2010

Il Forum delle donne interviene sulla tragica fine di Sarah Scazzi e di Begun Shanhaz, uccisa dal marito perchè difendeva la figlia:  "Su questo si impegnino le istituzioni"

Il Forum delle donne della Provincia di Reggio Emilia, riunitosi il 7 ottobre, intende manifestare sdegno, dolore e condanna per la tragica fine dell’adolescente pugliese Sarah Scazzi e di Begum Shanhaz, la donna pakistana di Novi di Modena, uccisa del marito per salvare la figlia Nosceen.

Pur nella sostanziale diversità dei casi, le due vicende, mentre da un lato confermano il coraggio e la forza delle donne nell’opporsi alle vessazioni e nel favorire i cambiamenti culturali e sociali, dall’altro evidenziano ancora una volta come il prezzo di questo cambiamento sia sempre per loro troppo alto e violento.

La determinazione delle donne, spesso anche molto giovani, per far valere il proprio punto di vista, le proprie scelte, i propri diritti, è troppe volte fonte di segregazione, violenze domestiche, omicidi, come confermano le cifre ufficiali: in Italia la violenza domestica è la prima causa di morte per le donne dai 16 ai 44 anni, ed ogni due giorni si consuma un delitto in famiglia.

Questi drammi che spesso si consumano sulle fasce più deboli della società mettono in evidenza tradizioni culturali proprie di comunità chiuse, dove in famiglia il maschio è il padrone della vita e della morte delle componenti femminili.
Come già per Hina e Sanaa il rifiuto da parte delle ragazze immigrate di queste barbare usanze tribali determina una conflittualità che a Novi ha trovato alleate due generazioni di donne, madre e figlia, e dove la madre ha pagato con la vita la condivisione della ribellione della figlia, mentre l’ambiente dell’omicidio di Sara lascia presumere possibili silenzi familiari da parte delle stesse donne della famiglia.

Di fronte alla drammaticità di questi eventi, è sbagliato ricorrere semplicemente alla stigmatizzazione, all’esclusione, all’isolamento.

Per questo il Forum delle donne della Provincia di Reggio Emilia chiede l’impegno di tutte le istituzioni affinchè si applichino le leggi esistenti, al fine di costruire reali condizioni di parità tra uomini e donne, e questo a cominciare dalle istituzioni scolastiche. Solo questo può imprimere i necessari e urgenti cambiamenti culturali e sociali.

Si auspica infine che questo tema non sia solo a carico delle donne, ma veda una forte ribellione e condivisione da parte della componente maschile della società.

Tutti devono sentire la propria responsabilità nella ricerca delle condizioni che permettano a donne e uomini di ogni nazionalità e cultura di essere realmente liberi e autonomi.

martedì 5 ottobre 2010

Fiaccolata per Nosheen venerdi 8/10 a Novi

Fiaccolata per Nosheen venerdì 8 a Novi


Comunicato stampa n.188 - martedì 5/10/2010

Una fiaccolata di solidarietà con la giovane Nosheen – la ragazza pakistana picchiata selvaggiamente dal fratello perché rifiutava il matrimonio combinato – si terrà la sera di venerdì 8 ottobre a Novi di Modena, con partenza alle ore 20 dalla Piazza 1°Maggio, promossa dai quattro Comuni che fanno parte dell’Unione Terre d’Argine assieme alla Commissione Pari Opportunità dell’ente.

“Con questa iniziativa - spiega il Sindaco di Novi Luisa Turci, che ha la delega anche alle Pari Opportunità – vogliamo esprimere innanzitutto il cordoglio della nostra comunità per la morte della signora Begum Shanhaz, barbaramente uccisa dal marito. Quindi manifestare solidarietà alla giovane figlia e a tutte le donne costrette a subire la violenza maschile, che non è solo quella alimentata da un’arcaica cultura patriarcale all’interno delle comunità straniere ma anche quella subita da tante donne italiane per mano dei loro padri, mariti e compagni”.
Gli organizzatori della fiaccolata chiedono ai cittadini, alle forze politiche e, in modo particolare, alle comunità straniere di partecipare al corteo di venerdì per manifestare la ferma condanna della violenza e la volontà di rafforzare il processo di integrazione. “Non c’è alternativa – aggiunge Turci – all’integrazione degli immigrati extracomunitari nella comunità nazionale. Chi vive, lavora, studia in Italia da anni e segue le regole del nostro Paese deve sentirsi italiano a tutti gli effetti. Soprattutto i giovani figli di immigrati che già seguono gli stili di vita dei ragazzi italiani. Dobbiamo aiutarli a uscire dalla loro condizione di sudditanza, favorire in ogni modo la conquista della piena cittadinanza italiana. Solo in questo modo – conclude Luisa Turci – si costruisce un futuro migliore per tutti e si garantisce più sicurezza per la nostra comunità”.

Silvia Borsari.
Segreteria Commissione Pari Opportunità C.soA.Pio 91-41012 Carpi
Sede Municipale 059 649788

SUI CRIMINI MASCHILI CONTRO LE DONNE (quotidianità)

Sui crimini maschili contro le donne

Orrore e raccapriccio ci ha suscitato l'ennesimo crimine perpetrato da
due maschi, un padre ed un fratello di nazionalità pakistana che hanno massacrato
moglie e sorella , uccidendone una a sassate e riducendo in fin di vita
l'altra a colpi di spranga.

La colpa " infamante" di cui si sarebbero rese colpevoli le due donne,
sarebbe quella di aver rifiutato un matrimonio imposto , disubbidendo
così alla legge maschile di disporre a proprio arbitrio di corpi e
menti femminili.
Per questo è sembrato loro " naturale" deciderne
l'eliminazione. Un costume ed una forma mentis che questi criminali
pakistani condividono con molti maschi italiani ed " occidentali" , sono
trasversali alle in-culture più disparate.

 Per assassinare le donne si
usano strumenti di morte diversi: la pietra, il coltello, la pistola, le
mani nude, e alcuni strumenti ci fanno più orrore di altri. Ma alla
fine che cosa cambia? Nessun alibi, nè giustificazione devono essere
invocate, auspichiamo che le pene siano severissime. Perchè sono
assassini e basta.
Dato il clima imperante, il crimine dei pakistani potrebbe essere usato
contro tutti i migranti: ci sentiamo di dire invece che la nostra
risposta non può essere l'esclusione dello straniero come non è la
demonizzazione degli uomini italiani. Bisogna punire chi uccide e
sostenere chi rispetta le nostre leggi. Ed invece di tante polemiche
sulla cittadinanza, perchè, fra i criteri con cui la si concede, non
inserire che sia subordinata alle condizioni in cui vivono le donne
della famiglia?
 Sappiamo bene che a molte donne vengono negati diritti
elementari come il rispetto della persona, il diritto alla libera circolazione, all'istruzione, a
vestirsi come loro piace, a scegliersi l'uomo col quale sposarsi e
gli/le amici/che da frequentare.
 E per le stesse ragioni la cittadinanza
dovrebbe essere revocata a quegli italiani che negano questi diritti
alle donne.

ASSOCIAZIONE NONDASOLA, ONLUS
associazione interculturale donne insieme contro la violenza

Terra di Donne condivide ed aderisce a questo comunicato.

mercoledì 7 luglio 2010

FEMMINISMO GENERAZIONI A CONFRONTO

In studio a Repubblica Tv ne parlano la regista Francesca Comencini, che ha scritto lo spettacolo, e Lunetta Savino, che lo interpreta insieme a Isabella Ragonese. Conduce Tiziana Testa:

Quarant’anni dopo le conquiste del movimento femminista, uno spettacolo porta in scena il dialogo tra due donne di età diverse. Un faccia a faccia in cui affiorano delusioni, incomprensioni, pregiudizi su libertà, diritti, vera o presunta emancipazione. Lo spettacolo in tour per l’Italia – dal titolo ‘Libere’ – è un atto unico seguito da dibattito.

TEATRO: LE SORELLE COMENCINI PER LA PRIMA VOLTA INSIEME PER LA LIBERTA' DELLE DONNE

In scena a Roma 'Libere' con Lunetta Savino e Isabella Ragonese
http://tv.repubblica.it/copertina/femminismo-generazioni-a-confronto/50090?video

COLLEGAMENTO PER VISIONANARE IL TRAILER DELLA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE.

(IRIS) - ROMA, 30 GIU - "Costruiamo insieme da subito una grande associazione di donne": è l’appello lanciato da un vasto gruppo di donne, diverse per età, professione e opzione politica, preoccupate per come oggi viene rappresentata la questione femminile nel nostro Paese.

'Di Nuovo' è il nome della neonata associazione di donne che in un documento condiviso spiegano perché non si riconoscono nella rappresentazione dei media che lede la dignità delle donne e ne sottrae la realtà, preoccupate per la crescente quantità di episodi di violenza contro il genere femminile inversamente proporzionale al tasso di occupazione, il più basso in Europa. Per non parlare degli scandali sessuali, del corpo usato come merce, della remunerazione salariale più bassa di quella dei colleghi maschi, etc.

Per discutere della libertà delle donne il gruppo “Di Nuovo” invita venerdì 2 luglio all’Accademia Nazionale della Danza (largo Arrigo VII 5, Roma – alle ore 21,30) all’atto unico di Cristina Comencini 'Libere', con Lunetta Savino e Isabella Ragonese, per la regia di Francesca Comencini.

Lo spettacolo sarà seguito dalla discussione e la presentazione del documento “La nostra libertà” firmato da: Elisabetta Addis, Milena Boccadoro, Marina Calloni, Stefanella Campana, Iaia Caputo, Anna Carabetta, Carlotta Cerquetti, Cristina Comencini, Francesca Comencini, Licia Conte, Barbara Corrao, Elisa Davoglio, Ilenia De Bernardis, Daniela De Pietri, Valeria Fedeli, Fabrizia Giuliani, Francesca Izzo, Francesca Leone, Anna Francesca Lieggi, Anna Maria Mori, Monica Pasquino, Fabiana Pierbattista, Ilaria Ravarino, Anna Maria Riviello, Simonetta Robiony, Elena Rosa, Maria Serena Sapegno, Lunetta Savino, Giorgia Serughetti, Sara Ventroni.

Scappi Anna.



lunedì 31 maggio 2010

Vaticano . Quando la chiesa crocefigge tutte le donne . Don Enzo Mazzi

uno articolo di don Enzo Mazzi, sacerdote della comunità dell'Isolotto - Firenze

ci vuole un sacerdote "speciale" per dire le verità che nessuno,  osa dire? buona lettura,

VATICANO - QUANDO LA CHIESA CROCEFIGGE TUTTE LE DONNE
di Enzo Mazzi - Il Manifesto 4 aprile 2010

Ci sono donne nella Lega? Sarebbe forse l'ora che si facessero sentire.
Utilizzate come merce in uno dei più volgari sistemi di baratto: lo scambio elettorale.
Ridotte a tangenti, come fossero mazzette, per ottenere un appoggio nella competizione politica.
Usate in modo immondo, vendute sul mercato politico, rese tutte prostitute a forza, violentate nei loro apparati riproduttivi.
Questo appare con tutta evidenza il senso delle dichiarazioni dei nuovi monarchi leghisti del Piemonte e del Veneto.
Per festeggiare la loro vittoria elettorale non hanno trovato di meglio che crocifiggere le donne sulla croce del sistema il più possibile punitivo dell'aborto.
Come facevano gli imperatori romani che impalavano masse di schiavi per salutare i loro trionfi.
Le donne assassine devono soffrire il più possibile nel compiere i loro misfatti contro la vita che hanno in grembo. Ed essere esposte senza pietà,
magari alla gogna degli antiabortisti come accade negli Usa, nei reparti ospedalieri dove si consuma l'aborto,abbandonate e scaricate da infermieri e medici cattolici ligi all'obbligo dell'obiezione di coscienza.
 Ed essere private dalla possibilità di scegliere liberamente la metodologia farmacologica perché considerate persone inaffidabili, incapaci di distinguere un aborto da un «mal di testa» e quindi propense ad assumere la pillola abortiva come si prende un'aspirina.
Ci sono donne nella Chiesa cattolica?
In questo sabato santo che chiude la settimana di passione dovrebbero forse baciare le piaghe le une delle altre, invece che quelle di Gesù, cantare al posto dell'alleluia pasquale il loro riscatto dal possesso spietato della casta clericale che le usa come strumento di pressione per avere ogni sorta di
privilegi e, insieme, ottenere la negazione della pillola abortiva, forse una legge restrittiva della legge 194, se non addirittura il ritorno alla legge penale che puniva l'aborto con la prigione.
Ci sono uomini liberi nella Lega e negli altri partiti di ogni colore e nella Chiesa Cattolica e nel mondo laico? Sarebbe l'ora che uscissero allo scoperto e aiutassero a manifestarsi e sostenessero la ribellione delle donnedi fronte a questo immondo spettacolo
Ci sarà qualcuno capace di dire ai rappresentati del sacro - che non disdegnano nemmeno la banalizzazione dell'Olocausto per passare a tutti i costi
come vittime di una presunta «campagna di calunnie» - che il loro accanimento contro le donne è una delle cause non secondarie della pedofilia del clero? La misoginia a cui sono indotti i sacerdoti da una formazione repressiva e castrante porta a esprimere in modo perverso le pulsioni non educate e condivise.
O il prete attraverso una rete di relazioni autentiche viene indotto a intraprendere un cammino di liberazione faticoso ma possibile, rispetto al lavaggio del cervello che ha ricevuto in seminario e rispetto alla omologazione teologica e pastorale o si chiude in un intristimento senza speranza che lo porterà verso irrigidimenti ideologici e verso depravazioni sessuali come la pedofilia appunto.
Non per nulla si trova che i preti pedofili sono spesso i più intransigenti e fondamentalisti nel campo dell'etica riproduttiva.
Non ho fatto volare sogni. Ho intravisto segni dei tempi che stanno covando nel seno della realtà storica come magma nella pancia di un vulcano. L'augurio pasquale è che il vulcano represso esploda presto trasformando la crocefissione della donna in annuncio nuovo di vita.

1/6/2010 . non è mai troppo tardi
 Anna Scappi



Aborto ,RU 486 intervista del 5/10/2008 dall' Informazione al Prof. Giovanni La Sala


ETICA
E SOCIETÀ

Al Santa Maria Nuova 13 ginecologi su 18 dicono no alle interruzioni di gravidanza e ai contraccettivi d’emergenza.  Aborto, sempre più medici obiettori ?.

Il Prof. La Sala: «Sono il 72% ma la percentuale crescerà nei prossimi anni»
Nel 2007 crescita record di interruzioni di gravidanza chimiche: + 56 casi
Ru 486 e pillola del giorno dopo
A Reggio aumentano le richieste.
Nel 2007 sono state 675 le Ivg eseguite nel nosocomio cittadino. Sono 5 i dottori che assistono le
donne che non vogliono tenere il bimbo. In aumento i professionisti che scelgono di preservare la vita. Anche la pillola del giorno dopo può essere negata dal medico di turno.
Norlevo: boom di vendite alle Farmacie Riunite. Ne fanno uso soprattuttole giovanissime tra i 14 e i 20 anni sostiene Elisa Sassi.
Reggio il 72% dei ginecologi in servizio al SantaMaria Nuova è obiettore di coscienza.Sono ben 13 su 18
infatti i medici che non fanno interruzioni di gravidanza, non somministrano la Ru 486 e possono dire no anche alla pillola del giorno dopo.Tutte queste pratiche quindi restano a carico si cinque dottori,compresi il primario e il vice.
Nel 2007 hanno eseguito 675 aborti e sono alle prese con la crescente richiesta di pillole del giorno dopo. Il problema è stato affrontato in Regione nell’ambito della discussione sulle linee guida per l’applicazione della legge 194 proposte dall’assessore alla sanità,Giovanni Bissoni.
 Ma cosa succede al Santa Maria Nuova? Lo abbiano chiesto la Prof.Giovanni Battista  La Sala,Direttore della Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Santa Maria di Reggio.
Prof. La Sala il numero di medici obiettori è molto alto all'interno del suo reparto. Cosa comporta a livello organizzativo ?«Prima di tutto che sono pochi i medici che praticano le interruzioni di gravidanza con i metodi tradizionali. Sono cinque compreso il sottoscritto».
E' un problema?«Oggi non direi perchè riusciamo a far fronte alle richieste delle pazienti anche considerando
che gli aborti sono in diminuzione.Credo però che il problema si presenterà nei prossimi anni perchè i medici
obiettori di coscienza sono in sensibile aumento».
Perchè ci sono sempre più obiettori?
«Non credo sia possibile fornire una risposta univoca a questa domanda. La legge offre ai dottori la possibilità di non praticare aborti e chi diventa obiettore lo fa per motivi etici del tutto personali».
In Regione si parla di aumenti per i ginecologi che devono fare il lavoro degli obiettori. E' d'accordo?«A dire il vero non abbiamo chiesto incentivi economici e non direi che siamo sottoposti ad un superlavoro».
Cosa succede quando viene richiesta la pillola del giorno dopo?
«Un obiettore ha il diritto di rifiutarsi di somministrarla anche se si discute su questo punto perchè non tutti  i medici  ritengono che possa avere veri e propri effetti abortivi.
Si sono verificati casi in cui sia stata negata?«
Presumo di si anche perchè le richieste sono numerose specie nei fine settimana.
Se quella sera è di turno un obiettore può negare la somministrazione.

La donna ha comunque 72 ore di tempo per assumerla e quindi può tornare il giorno dopo  o rivolgersi al medico curante .
E la Ru 486?
«E' diverso perchè è una pillola abortiva che segue un iter diverso. I casi restano poco numerosi,  1-2% delle interruzioni di gravidanza, e viene somministrata quando il medico lo ritiene e su richiesta della paziente».
In Regione si discutono nuove linee guida per una corretta applicazione  della
194. Cosa chiede ai politici''?«Credo che sia importante non spaccare il fronte in guelfi e ghibellini. La legge 194 nel suo complesso è una legge buona e molto chiara.I criteri per la sua corretta applicazione sono scritti nel testo senza dover nulla togliere o aggiungere».

 Il Prof. Giovanni Battista  La Sala è Direttore della Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell'Arcispedale Santa Maria di Reggio,nonchè responsabile del Centro per la Diagnosi e Terapia della Sterilità Involontaria di  coppia, del medesimo.


Il Papa: i cattolici non ci seguono.
I metodi contraccettivi che impediscono la procreazione di figli snaturano il senso ultimo del matrimonio: è il duro attacco alla contraccezione di Benedetto XVI, in un messaggio inviato ad un congresso sui 40 anni dell' Humanae Vitae (l'enciclica con cui Paolo VI proibì la pillola), che si è svolto a Roma. Nel corso del suo intervento il Pontefice ha sottolineato come pillola e preservativo siano utilizzati anche da molti cattolici che hanno «difficoltà a comprendere il messaggio della Chiesa, che illustra e difende la bellezza dell'amore coniugale nella sua manifestazione naturale». In questo senso il Pontefice ha esortato i sacerdoti affinchè «nella pastorale matrimoniale e familiare sappiano orientare le coppie a capire con il cuore il meraviglioso disegno che Dio ha iscritto nel corpo umano, aiutandole ad accogliere quanto comporta un autentico cammino di maturazione».
2006 2007

31/5/2010
Anna Scappi.

APPLICAZIONE DELLA RU 486 SUL TERRITORIO REGIONALE E.R


Inviamo copia del comunicato stampa con il quale la Regione Emilia Romagna conferma i profili di assistenza in merito all'applicazione della pillola RU 486 sul territorio regionale .

Rimane ancora la necessità che si proceda concretamente all'elaborazione di un orientamento comune tra le regioni nell'elaborazione di Linee guida condivise che garantisca no effettivamente modalità omogenee di piena applicazione della L. 194/78 e che per quanto riguarda la IVG farmacologica garantiscano effettivamente il punto di equilibrio tra diritto all'autodeterminazione delle donne ed esigenza di sicurezza clinica nei protocolli.

Ma il percorso rimane accidentato, anche solo per quanto riguarda la garanzia dei livelli essenziali delle "prestazioni concernente i diritti sociali e civili" su tutto il territorio nazionale , come esiti di un esplicito principio costituzionale (art. 117)

RU486, in Regione confermati i profili di assistenza

In Emilia-Romagna è possibile l'interruzione di gravidanza volontaria medica in day hospital e in ricovero ordinario

IN SINTESI:

In Emilia-Romagna sono stati confermati i profili di assistenza previsti per l´RU486 e cioè la possibilità di interruzione di gravidanza medica in day hospital e in ricovero ordinario. Gli indirizzi regionali sono stati trasmessi alle aziende sanitarie della Regione dall’assessore Giovanni Bissoni in seguito all’istruttoria sugli aspetti tecnico-scientifici e giuridici. La validità degli aspetti tecnico scientifici e di quelli giuridici dei profili di assistenza è stata confermata e la Regione ha ribadito la disponibilità a partecipare all´elaborazione di linee guida nazionali.

(15 aprile 2010) - In Emilia-Romagna sono confermati i profili di assistenza previsti per l´RU486 : possibile l´Ivg medica in day hospital e in ricovero ordinario.

Conclusa l’istruttoria sugli aspetti tecnico-scientifici e giuridici inerenti all’utilizzo in Emilia-Romagna della RU486, avviata dalla Regione dopo la nota del ministro della salute Fazio contenente il parere del Consiglio superiore di sanità che prevede il ricovero ordinario per l’ Ivg medica, l’assessore Giovanni Bissoni ha trasmesso alle direzioni generali e alle direzioni di ostetricia e ginecologia delle Aziende sanitarie le valutazioni e gli indirizzi regionali al riguardo.

In merito agli aspetti tecnico scientifici , la validità dei profili di assistenza trasmessi alle Aziende sanitarie dalla Regione nel dicembre 2009 e già frutto del confronto e della elaborazione dei professionisti, “è stata confermata - si legge nella nota - dal supplemento di istruttoria condotto dai direttori sanitari e dai direttori di ostetricia e ginecologia delle Aziende sanitarie nella riunione del 31 marzo scorso. In quella sede è stata presa in esame la letteratura scientifica a fondamento del parere tecnico reso dal Consiglio superiore di sanità rilevando come essa nulla aggiunga o modifichi rispetto alle conclusioni cui si era giunti in ambito regionale”.
L’Emilia-Romagna dunque ribadisce la possibilità di effettuare l’Ivg medica in day hospital che, nell’esperienza di questi anni, ha dimostrato di garantire appieno la salute della donna. Così come ribadisce la possibilità, per la donna e il medico, di scegliere comunque il ricovero ordinario . Al riguardo, la nota prevede ulteriori precisazioni rispetto alle precedenti indicazioni per rendere più chiara la possibilità di effettuare l’Ivg medica in regime di ricovero ordinario, mantenendo la finalità della valorizzazione dell’autonomia e della responsabilità del personale medico.

In merito agli aspetti giuridici , si riportano le valutazioni della Commissione di consulenza legislativa della Giunta regionale, la quale ha rilevato come le procedure scelte dall’Emilia-Romagna siano pienamente coerenti con la legge 194 ed assunte nel legittimo esercizio della competenza organizzativa regionale in materia di tutela della salute.

Nel trasmettere le valutazioni e gli indirizzi regionali al ministro Fazio, l’assessore Bissoni ha ribadito la disponibilità della Regione a partecipare alla eventuale elaborazione di linee guida nazionali condivise, nel rispetto delle procedure previste dalla legge in materia.
Saluti  31/5/2010
Anna   Scappi









mercoledì 21 aprile 2010

ESSERCI, SI! MA COME?



Uno degli obiettivi dell’Associazione Terra di Donne consiste nell’individuare azioni e comportamenti da porre in atto individualmente e già da ora, per circoscrivere e delimitare la quantità di merci e servizi da cui tutti dipendiamo in modo più o meno massiccio, favorendo la condivisione delle buone pratiche per migliorare il benessere e ridurre la quantità di rifiuti immessi nell’ambiente in cui viviamo.
Abbiamo cercato di individuare obiettivi tangibili e alla portata di tutti e siamo consapevoli che tantissimi sono ancora quelli a venire, ma soprattutto è indispensabile il contributo la ricchezza e la creatività di tutti.

Ci siamo ispirate al Decalogo della Decrescita Felice che riassume in sé valori e aspetti nei quali ci riconosciamo.

1. Accorciare le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani. Ricollocare il più possibile l’economia nel territorio in cui si vive. Chiedersi sempre quanta strada ha fatto ciò che si sta consumando e chi lo ha prodotto. Fare acquisti direttamente dal produttore oppure creare o entrare a far parte di un Gruppo d’Acquisto Solidale (GAS) per: minimizzare i chilometri percorsi dai beni nel loro viaggio tra luogo di produzione e luogo di consumo; stabilire rapporti umani di amicizia e fiducia con chi produce.

2. Riscoprire il ciclo delle stagioni ed il rapporto con la terra. Trovare il tempo per interrogarsi sulle qualità, ecologiche ma non solo, di ciò che si sta consumando e quale potrebbe essere l’alternativa più ecologica, salutare, piacevole e conviviale per soddisfare gli stessi bisogni. Fermarsi a contemplare la Natura, comprendere i suoi cicli e confrontarli con i cicli industriali che sono alla base del proprio modello di produzione e consumo. Confrontare i propri ritmi con quelli della Natura. Rallentare, invece di accelerare. Riscoprire il gusto di aspettare la stagione giusta per assaporare i frutti della terra nel momento in cui sono più saporiti e nutrienti. Conoscere il territorio in cui si vive e le risorse naturali e umane che offre, anche in termini di saper fare derivante da conoscenze tradizionali (artigianato, cultura popolare, metodi colturali).

3. Ridefinire il proprio rapporto con i beni e con le merci. Sostituire il più possibile le merci (prodotte per essere vendute) con beni autoprodotti o scambiati all’interno di relazioni non mercatili, riportando il mercato alle sue dimensioni fisiologiche (acquisire e diffondere la consapevolezza che il mercato non può essere eliminato, ma, allo stesso tempo, non è l’unico luogo dove poter soddisfare i propri bisogni). Autoprodurre il più possibile: beni alimentari (ad es. yogurt, pane, ortaggi, dolci, liquori, conserve alimentari…); altri beni (ad es. capi di vestiario, mobili… ) Analizzare, valutare e promuovere i vantaggi dell’autoproduzione rispetto all’acquisto di merci in termini di maggiore qualità dei beni utilizzati (assenza di additivi chimici e processi finalizzati all’incremento della produzione e alla riduzione dei costi a scapito della qualità), minore impatto ambientale (meno energia e trasporti, meno imballaggi e rifiuti, più recupero e riciclaggio), conservazione e trasmissione del saper fare, creazione di momenti di nuova socialità.

4. Ricostruire le interazioni sociali attraverso la logica del dono. Creare momenti comunitari di scambio di beni autoprodotti utilizzando la logica del dono, facendo attenzione a non cadere nella logica del baratto: il baratto è il precursore della moneta e, quindi, degli scambi mercantili! Donare la propria esperienza, il proprio sapere e il proprio tempo agli altri. Condividere le proprie esperienze come presupposto per ulteriori scambi non mercantili di beni e competenze. Donare beni, tempo, sapere e saper fare essendo sempre consapevoli che in una comunità c’è l’obbligo di donare, l’obbligo di ricevere e l’obbligo di restituire più di quanto si è ricevuto.

5. Fare comunità Consolidare nel tempo le relazioni umane non mediate dal denaro all’interno della propria cerchia familiare, anche allargata, e all’interno della propria cerchia di amici e conoscenze. Creare periodicamente le occasioni per fare in modo che le relazioni umane generate dall’economia del dono diventino il più possibile stabili nel tempo.

6. Allungare la vita alle cose, rifiutando la logica dell’ “ultimo modello”. Adottare uno stile di vita che poggi sulle quattro R (riduzione, riuso, recupero, riciclaggio) e impegnarsi a diffonderlo il più possibile e con tutta la creatività di cui si è capaci in ambito familiare, tra gli amici, sul posto di lavoro. Trattare le le merci per quello che sono: un mezzo e non un fine. Usare tutta la propria creatività per aumentare la durata di qualsiasi bene (ad es. rigenerazione motori automobilistici, superamento del concetto di moda e adozione del concetto di utilità, abitudine alla autoriparazione dei beni, ecc.).

7. Ripensare l’innovazione tecnologica. Adottare tecnologie che riducono il consumo di risorse naturali preferendo l’innovazione volta al risparmio invece che quella rivolta all’incremento dei consumi. Interagire con le imprese che propongono prodotti o servizi capaci di ridurre, anche drasticamente, i nostri consumi.

8. Esserci pesando il meno possibile sull’ambiente, come forma di massimo rispetto per noi stessi e le generazioni future. Ridurre il più possibile la propria impronta ecologica, facendo le stesse cose con meno oppure evitando di fare cose non strettamente necessarie per il proprio benessere e quello degli altri. Ridure l’impiego di mezzi di locomozione propri, laddove possono essere sostituiti da mezzi pubblici o mezzi meno inquinanti. Adottare e diffondere forme di trasporto condivise come il car sharing o il car pooling. Attuare prassi di risparmio energetico (incremento dell’efficienza energetica della propria casa e nell’utilizzo di apparecchiature domestiche, proposizione di impianti condominiali più efficienti nell’uso delle fonti energetiche - realizzazione di apparati di autoproduzione dell’energia). Proporre, e attuare per quanto possibile, un modello altrenativo alle grandi centrali e al trasporto dell’energia su lunghe distanze, basato sulla produzione energetica su piccola scala per l’autoproduzione e la vendita alla rete delle eccedenze.

Al fine di rendere tangibili queste proposte stiamo riscoprendo e valorizzando il nostro territorio locale, anche dal punto di vista delle produzioni agricole e commerciali, ed a questo proposito abbiamo istituito il G.A.S. Donne di Terra, indipendente dall’associazione, che porta il nome evocativo di “donne di terra” per significare il forte legame che lega da millenni le donne alla terra.
Terra come madre in grado di fornire tutti gli elementi, gli equilibri e le connessioni indispensabili alla vita per ogni essere vivente, quindi una terra che oggi più che mai richiede rispetto, venerazione e cura.

Le prime iniziative che vi vogliamo proporre sono alcune piccole “convenzioni” con attività di Guastalla che ci sembra promuovano uno sviluppo sostenibile, che rispetta le persone, gli animali, l’ambiente.
Abbiamo attivato rapporti diretti con loro e nostra intenzione è di mantenere viva e attiva la nostra presenza e il confronto sui temi di sostenibilità di rapporto equo fra prodotto e prezzo.
Le attività in questione sono:

CASEIFICIO POSSIONCELLA - v. Longarini 17 Guastalla vendita di latte crudo, parmigiano reggiano e formaggi.

BOTTEGA RAVINALA - v. Beccarla, 4 Guastalla vendita prodotti equo solidali alimentari biologici e convenzionali, e artigianato.

Non resta che chiedervi di restare informati sulle prossime iniziative che promuoveremo e di non esitare a farci conoscere il vostro punta di vista, i vostri preziosi suggerimenti e perché no, la vostra collaborazione.
Un saluto da “donne di terra”.

SALUTE E RIFIUTI IN CENERE? NON BRUCIAMO IL NOSTRO FUTURO!















Della serie di eventi "PRIMAVERA DONNA
Prendiamoci cura oltre le mura domestiche"

Venerdì 23 Aprile 2010 - ore 21.00
presso CENTRO SOCIALE “ I° MAGGIO”

SALUTE E RIFIUTI IN CENERE?
NON BRUCIAMO IL NOSTRO FUTURO!

PUBBLICO DIBATTITO

Ne parliamo con:

PATRIZIA GENTILINI - Associazione medici per l’ambiente, oncoematologa dell’Isde di Forli.

LUIGI GARDINI - del Coordinamento “Noi Ambiente e Salute”

ALDROVANDI GIANFRANCO - del Coordinamento Provinciale “Ambiente e Salute”

In collaborazione con :

• COMITATO CIVICO per CORREGGIO VERDE, DOSOLO e VILLASTRADA
• “NOI AMBIENTE E SALUTE” VIADANA
• ASSOCIAZIONE “LIBERA” BORETTO
• COORDINAMENTO PROVINCIALE “AMBIENTE e SALUTE”
• “CESTA DI ARTEMIDE” REGGIOLO
• CENTRO SOCIALE “I° MAGGIO” GUASTALLA


mercoledì 17 marzo 2010

Una nostra iniziativa

"PRIMAVERA DONNA”
PRENDIAMOCI CURA OLTRE
LE MURA DOMESTICHE

MERCOLEDÌ 24 MARZO 2010 ORE 21.00
presso CENTRO SOCIALE “I MAGGIO”
Viale G. Di Vittorio 2/A - Guastalla
ACQUA E ENERGIA DEL NOSTRO FUTURO:
NON LAVIAMOCENE LE MANI

PUBBLICO DIBATTITO

saranno presenti
MARCO BERSANI
Presidente di ATTAC ITALIA
autore di "Nucleare se lo conosci lo eviti" e "Acqua in movimento"
Prof. UMBERTO CHIARINI
Coordinamento antinucleare territoriale
autore di " La Bassa contro l'atomo "
Dott. EMILIO MAESTRI
Responsabile servizio di endocrinologia dell'Ospedale di Guastalla

in collaborazione con:
COMITATO CIVICO per CORREGGIO VERDE, DOSOLO e VILLASTRADA
“NOI AMBIENTE E SALUTE” VIADANA
ASSOCIAZIONE “LIBERA” BORETTO
COOPERATIVA “EDEN” GUASTALLA
CENTRO SOCIALE “I MAGGIO”


mercoledì 10 marzo 2010

Un'altra scuola possibile

Alla scuola statale, ormai agonizzante, si contrappongono molte esperienze educative locali di tipo positivo, che si espandono e si contagiano vicendevolmente per tutta la nostra penisola dal nord al sud. Sono le piccole e grandi amministrazioni comunali, che nell’ambito delle loro scuole dell’infanzia e asili nido. hanno la libertà e la possibilità di progettare e ideare percorsi a misura di bambini/e, adulti e ambiente. Si tratta di moltissime esperienze spesso diversificate tra loro ma con molte costanti: - la ricerca dell’equilibrio tra natura e bambino/a, - l’intenzione di rispettare nel percorso di crescita il proprio pianeta, - la ricerca e riscoperta di stili di crescita e di vita a minor impatto ambientale, - il ricercare nella natura il proprio benessere psicofisico e tanto altro ancora. La risorsa di queste scuole sta nel poter agire in autonomia, senza curricoli predisposti dal Ministero della Pubblica Istruzione, nel poter valorizzare le idee e la creatività delle persone, la specificità dei territori, la memoria delle tradizioni locali, tutto questo come valore aggiunto. Nascono così le prime esperienze di asili nel bosco conosciuti nel Nord Europa come modello educativo efficace. In una società dove si vive sempre di più in spazi chiusi, c’è una crescente evidenza scientifica che la salute mentale ed il benessere emotivo dei bambini sono migliorati dal gioco all’aria aperta, soprattutto tramite il contatto con la natura. Altri studi indicano gli asili nel bosco come una potente terapia per molti dei più seri problemi comportamentali e di apprendimento dei bambini. I ricercatori sono convinti della profonda correlazione tra benessere del bambino e naturalità dell’ambiente in cui crescono, e affermano che il contatto con la natura può essere importante per loro quanto lo è una corretta alimentazione e sufficiente sonno. Nascono così a Reggio Emilia “ i Cantieri Infanzia Città” percorsi formativi e aggregativi rivolti primariamente, ma non solo, ai genitori dei servizi educativi e scolastici reggiani, che offrono un’occasione per acquisire competenze ed abilità, da mettere a disposizione della comunità. Infatti ogni Cantiere richiede ai partecipanti un accordo implicito: la disponibilità, anche minima, a restituire alla comunità le competenze possedute e acquisite: narrare, cucinare, coltivare, suonare, creare. Sbocciano così i Cantieri del “come coltivare un orto in città; l’arte del cucinare per i bambini; l’arte del narrare; il suono tra le mani; attaccar bottone; gruppi di acquisto solidale: un modo diverso di fare la spesa. Crescono anche associazioni di genitori e mamme: a Carpi “G.A.A.M.” che promuove esperienza di allattamento al seno, sostenendo il latte materno come miglior nutrimento per il cucciolo dell’uomo. Si moltiplicano i libri a sostegno di pratiche puericultrici dettate dal buon senso, dal consumo critico e consapevole, ne è un esempio il libro di Giorgia Cozza “ Bebè a costo zero” Questi sono solo pochi esempi, ma illuminanti, su ciò che si sta diffondendo “a misura di bambini e per i bambini”, sono modelli di apprendimento ai quali ispirarsi che mettono i bambini stessi nella condizione di diventare protagonisti di un nuovo modello sociale, culturale ed economico di vita.

Autrice: Lorena B.

sabato 6 marzo 2010

Non solo per le donne

DOMENICA 7 MARZO ALLE ORE 17,00
IN OCCASIONE DELLA
           GIORNATA INTERNAZIONALE            
DELLA DONNA
LIBRERIA DEL CORSO
CORSO PRAMPOLINI-GUASTALLA
E
L’ASSOCIAZIONE “TERRA DI DONNE”
   BASSA REGGIANA   

PRESENTA


NON SOLO PER LE DONNE

LETTURA DI BRANI LIBERA (MENTE) TRATTI DA SCRITTRICI DEL NOSTRO TEMPO,
NARRATRICI: ILARIA BONINI
                           CHIARA TEGGI
ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE DI:
GRETA DAOLIO
               MARIA CHIARA ARIGO’



RINFRESCO E ….UN OMAGGIO 
“DELLA TERRA” PER TUTTI

giovedì 4 febbraio 2010

Bonifica Polo chimico, Belleli: “a cuore l’ambiente”

Giovedì 4 Febbraio 2010 19:23 - Bonifica Polo chimico, Belleli: “a cuore l’ambiente”


Mantova. La Regione Lombardia chiederà al Ministero dell’Ambiente di diventare responsabile del sito di interesse nazionale Laghi di Mantova e Polo Chimico e quindi di avere anche la competenza sulla bonifica di questo sito come di tutti quelli esistenti sul territorio lombardo. E’ la novità principale emersa stamattina nel corso dell’incontro tecnico tenutosi in Provincia con le aziende insediate all’interno del perimetro del Sito di interesse nazionale “Laghi di Mantova e Polo Chimico”. L’obiettivo della richiesta di passaggio di competenze, è quello di accelerare i tempi delle fasi di messa in sicurezza, almeno per quanto riguarda le misure più urgenti. Pieno appoggio alla scelta del Pirellone e della Direzione Generale Qualità dell’Ambiente è arrivata anche dall’assessore provinciale all’ambiente Giorgio Rebuschi. Il confronto di stamattina, promosso dalla Regione Lombardia con la Provincia, era finalizzato al tentativo di consolidare un dialogo – iniziato con l’incontro dello scorso luglio - tra gli Enti locali e le aziende per condividere le progettualità relative alle messe in sicurezza d’emergenza nonché alla valutazione dello stato delle implementazioni delle misure di intervento in progetto o realizzate dalle ditte in seguito all’ultima conferenza di servizi decisoria che si è tenuta lo scorso 31 luglio 2009.

“Siamo collaborativi e abbiamo a cuore la sicurezza dell’ambiente – ha detto l’amministratore delegato di Belleli Energy - tanto che il gruppo di cui facciamo parte ha investito veramente molto su questo versante ma qui a Mantova attualmente non stiamo inquinando. Dopo il sequestro di un’area del nostro sito produttivo, si è creata una situazione di incertezza. Quando una multinazionale come la nostra trova tutti questi inghippi, inizia a guardare anche altrove. Non è un ricatto, ma è una conseguenza logica.”. Anche Romano Freddi, proprietario della Colori Freddi San Giorgio ha ribadito “che ha sua azienda al momento non sta inquinando e lo dimostrano le analisi che sono state fatte. Se c’è stato inquinamento in passato non lo so. Oggi, di certo, non è così. Non so di chi è la falda inquinata per cui non partecipo a nessun programma di bonifica. Perchè i controlli non sono stati fatti in passato?” La raffineria Ies invece ha confermato di aver predisposto un progetto per la messa in sicurezza d’emergenza e per togliere le fonti attive come il surnatante. “Stiamo lavorando anche sul controllo delle emissioni – ha aggiunto il dottor Loffredo per Ies -. Attendiamo solo una risposta dagli enti preposti per partire con gli interventi”. Anche Casadio di Polimeri ha confermato la collaborazione con gli enti e che “il gruppo ha accolto l’invito a fare indagini ulteriori sul surnatante. Queste ci hanno confermato le problematiche che già conoscevamo ma per fortuna non ne hanno evidenziato di nuove”. Enipower ha accolto le prescrizioni e ha deciso di presentare – nonostante non inquini – un piano di bonifica delle acque di falda. In fase di verifica delle prescrizioni sul sito collina è invece Sintial che ha anche annunciato di essere in procinto di costruire un impianto per il trattamento delle acque che entrerà in azione già a primavera. Presenti anche rappresentanti delle ditte Sol, Fratelli Posio, Tea, Itas e Sogefi.


Fonte: www.mantova.com

lunedì 1 febbraio 2010

Il giornalista Paolo Rumiz sull’acqua

di seguito l’intervento scritto che P. Rumiz (giornalista di La Repubblica) ha inviato al convegno “Acqua bene comune: storia, civiltà, vita” che si è tenuto ieri pomeriggio alla Facoltà di Scienze Politiche.
Uno scritto molto lucido e “cristallino” che credo valga la pena trasmettere ad un vasto pubblico
ACQUA BENE COMUNE: storia, civiltà vita
Facoltà di scienze politiche
12 marzo 2009
Intervento Paolo Rumiz (giornalista di la Repubblica)
E’ un peccato che non possa parlarvi a voce.
Solo a voce avrei potuto comunicarvi l’urgenza, la rabbia e l’indignazione legate al tema primordiale dell’acqua.
Sono un professionista della parola scritta, ma so che solo il racconto orale sa trasmettere sentimenti forti.
Questo scritto è dunque solo un ripiegamento, dovuto a forza maggiore.
E sappiate che gli uomini che avrei dovuto affiancare in quest’incontro sono i responsabili della mia passione per la questione idrica.
Dunque perfetti per accendere anche la vostra.
Mi sono occupato di molti temi nel mio mestiere.
Guerre etniche e planetarie, crolli di sistemi e di alleanze politiche, esplorazione dei territori e viaggi alle periferie del mondo.
All’acqua sono arrivato solo pochi mesi fa, quasi per caso, grazie a una segnalazione di Emilio Molinari.
Era successo che era stata approvata una legge che rendeva inevitabile la privatizzazione dei servizi idrici.
La svendita di un patrimonio comune, mascherata da rivoluzione efficentista..
Tutto questo era avvenuto nel mese di agosto, alla chetichella, senza proteste da parte dell’opposizione.
Il popolo era rimasto tagliato fuori da tutto. Gli interessi attorno all’operazione erano così trasversali che i giornali avevano taciuto, i partiti e i sindacati pure.
Mi sembrava inverosimile che una simile enormità potesse passare sotto silenzio. Così ne ho scritto. E la pioggia di lettere attonite che ho ricevuto in risposta hanno confermato l’assunto.
L’Italia non ne sapeva niente.
Non entro nello specifico di questa scandalosa ruberia inflitta agli italiani. Altri lo faranno meglio di me.
Dico solo che occupandomene, dopo 35 anni di mestiere, ho provato lo stesso brivido della guerra dei Balcani.
Come allora, ho avuto la certezza che cadesse un sipario di bugie, e si svelasse la verità nuda di una rapina ai danni del Paese e dei suoi abitanti, l’ultimo assalto a un territorio già sfiancato dalle mafie, dalle tangenti e dalla dilapidazione del bene comune.
Pensiamoci un attimo.
I giornali pompano mille emergenze minori per non farci vedere quelle realmente importanti.
La tensione etnica aumenta. Ci parlano di clandestini, di rumeni stupratori, di terroristi annidati nelle moschee.
Ci infliggono ronde per tenere testa a una criminalità che – stranamente – non include la camorra, la speculazione edilizia o lo strapotere degli ultras.
Televisione, telefonini. I-pod costruiscono una cortina fumogena che incoraggia il singolo ad arraffare e impedisce al gruppo di reagire.
E’ così evidente. Noi non dobbiamo sapere che esiste un’altra e più grave emergenza: la distruzione del territorio.
Un’emergenza così grave che la lingua dell’economia non basta più a descriverla.
Oggi serve la lingua del Pentateuco, o dell’Apocalisse di Giovanni, perché viviamo un momento biblico.
“E verrà il giorno in cui le campagne si desertificheranno e la boscaglia invaderà ogni cosa, i ghiacciai entreranno in agonia e l’aria diverrà veleno. Il tempo in cui la natura sarà offesa nelle sue parti più vulnerabili”.
Se i nostri padri ci avessero fatto una simile profezia non li avremmo creduti. Invece succede.
Siamo in guerra. Una guerra contro i territori. In Italia è iniziata la guerra per l’accaparramento delle ultime risorse.
Sta già avvenendo:
Cementificazione dei parchi naturali
Requisizione delle sorgenti
Privatizzazione dell’acqua pubblica
Discariche e inceneritori negli spazi più incontaminati del Paese
Ritorno al nucleare
Grandi opere imposte con la militarizzazione dei territori e la distruzione di interi habitat
Fiumi già in agonia, disseminati di ulteriori centrali idroelettriche
Impianti eolici che stanno cambiando i connotati all’Appennino
Tutto conduce su questa strada:
La ricorrente invocazione di poteri forti ai danni del parlamento
Il fallimento del pubblico e l’invadenza del privato
La sottrazione delle risorse ai Comuni
Lo smantellamento della democrazia diretta
La corsa a un federalismo irresponsabile che assomiglia tanto a una licenza di sperpero
La deregulation legislativa
La crisi della scuola e delle università
La visione speculativa e finanziaria dell’economia
E’ come negli anni Trenta: crisi del capitalismo, opposizione inesistente, criminalità diffusa. Ma con in più (e in peggio) la desertificazione dei territori, lo spopolamento della montagna.
Il “Paese profondo” si è talmente indebolito che oggi l’atteggiamento predatorio che abbiamo rivolto prima verso la Libia o l’Etiopia e poi verso l’Est Europa, può essere rivolto verso l’Italia medesima senza il rischio di una rivoluzione.
Anche noi diventiamo discarica, miniera, piantagione.
E anche da noi i territori deboli sono lasciati completamente soli di fronte ai poteri forti. Come le tribù centro-africane.
Guardate cosa succede con l’eolico.
Gli emissari di una multinazionale dell’energia si presentano a un comune di cinquecento- mille abitanti.
Offrono centomila euro l’anno per due o tre pale eoliche alte come grattacieli di trenta piani.
Il sindaco al verde non ha alternative. Accetta. Per lui quelle pale sono il solo modo per pagare l’illuminazione pubblica e gli impiegati.
La Regione e lo Stato non intervengono. In nome dell’emergenza energetica passano sopra a tutto, anche a un bene primario come il paesaggio.
Risultato? Oggi la rete eolica italiana non è il risultato di un piano ma del caso. Segna come le pustole del morbillo i territori deboli, incapaci di contrattare.
Con l’acqua la situazione è ancora più limpida.
Vi racconto cose che ho visto personalmente.
Qualche scena, capace di illuminare il tutto.
Alta Val di Taro.
C’è una fabbrica di acque minerali che succhia dalle falde appenniniche in modo così potente che nei momenti di siccità gli abitanti del paese – noto fino a ieri per le sue fonti terapeutiche e oggi semi abbandonato – restano senz’acqua nelle condutture pubbliche.
C’è una protesta ma il sindaco tranquillizza tutti in consiglio comunale. “Non abbiate paura – dice – quando mancherà la NOSTRA acqua, la fabbrica pomperà la SUA nei nostri tubi”.
L’acqua del paese è data già per persa, requisita dai padroni delle minerali. L’idea che si tratti di un bene pubblico e prioritario non sfiora né il sindaco né la popolazione rassegnata.
Recoaro, provincia di Vicenza.
Una pattuglia di “tecnici dell’acqua” (così si presentano), fanno visita a una vecchia che vive sola in una frazione di montagna. Le chiedono di poter fare delle verifiche alle falde. La donna pensa che siano del Comune.
Il lavoro dura un mese. I tecnici trivellano, trovano acqua. Poi chiudono il pozzo aperto con dei sigilli. A distanza di mesi si scopre che la fabbrica di acque minerali giù in valle sta facendo un censimento delle fonti potabili in quota, in vista della grande sete prossima ventura della Terra in riscaldamento climatico.
I parenti della donna si accorgono del maltolto e sporgono denuncia. Scoprono di essersi mossi appena in tempo per evitare l’usocapione del pozzo. Il sindaco tace. Gli abitanti di Recoaro pure. Ciascuno vende le sue fonti in separata sede.
Castel Juval, in val Venosta.
Qui potete fare le vostre verifiche da soli. Vi sedete al ristorante dell’agriturismo di Reinhold Messner e chiedete dell’acqua. Scoprirete di avere due opzioni. L’acqua minerale – la notissima acqua propagandata dall’alpinista sud-tirolese – e l’acqua di fonte. La fonte di Reinhold Messner. Ebbene, anche questa è a pagamento. Metà prezzo rispetto a quella in bottiglia, ma anch’essa a pagamento. E la gente beve, estasiata. Vedere per credere.
Che dire? Come gli abitanti della Somalia o del Mali, siamo disposti a pagare ciò che ci sarebbe dovuto gratuitamente.
Abbiamo rinunciato a considerare l’acqua come pubblico bene.
La nostra sconfitta, prima che economica, è culturale.
La grande vittoria del secolo scorso fu l’acqua nelle case. Oggi abbiamo accettato di tornare indietro.
Siamo ridiventati portatori d’acqua. Come gli etiopi, arranchiamo per le strade con carichi inverosimili d’acqua e non riflettiamo che il valore reale della medesima è appena un centesimo del costo della bottiglia.
Meno del costo della colla necessaria a fissare l’etichetta.
Il dramma non è solo lo scempio delle risorse, ma la nostre insensibilità alla rapina in atto.
Abbiamo accettato di farci derubare. Siamo un popolo rassegnato, e i signori delle risorse lo sanno perfettamente.
Il dossier di un’azienda multinazionale finlandese descrive così una regione italiana del centro: “facilità di penetrazione, costi d’insediamento minimi, zero conflittualità sociale”. Soprattutto, “poche obiezioni ecologiche”.
Sembra il Congo, invece è Italia.
Grazie di avermi ascoltato
Paolo Rumiz

Fonte:  http://poveglianoatuttogas.wordpress.com/
Proposto da: Lorena B.

domenica 24 gennaio 2010

Mammografia, ampliato il programma di screening

L'estensione riguarda le donne dai 45 ai 49 e dai 70 ai 74 anni. Bissoni: "Un investimento importante a tutela della salute delle donne"

(21 gennaio 2010) - Sono già partiti i primi inviti, con lettera dell’Azienda Usl a domicilio, alle donne dai 45 ai 49 anni e dai 70 ai 74 anni ad effettuare la mammografia di screening. Così come previsto dalla Giunta regionale nel luglio scorso, da gennaio è partita infatti l’estensione del programma di screening gratuito per la diagnosi precoce dei tumori della mammella,  che fino al 31 dicembre 2009 era rivolto - secondo le indicazioni nazionali - alle donne dai 50 ai 69 anni.

L’Emilia-Romagna è l’unica Regione, al momento, ad aver deciso questa estensione che comporterà un aumento della spesa dagli attuali 8 a circa 14 milioni di euro all’anno. In questo modo si offrirà  alle donne dai 45 ai 49 (163.354 in totale)  una nuova opportunità di prevenzione con l’invito ad effettuare la mammografia ogni anno e alle donne dai 70 ai 74 anni (126.311 in totale) di poter proseguire i controlli mammografici biennali. Le interessate dallo screening diventano quindi complessivamente 838.520  (oltre 840mila considerando anche le domiciliate e non solo le residenti) pari al  37,6% della popolazione femminile dell’Emilia-Romagna.

A sostegno di questa iniziativa è stata predisposta una campagna informativa per far conoscere programma e nuove opportunità offerte. “Lunga vita alle signore” è lo slogan della campagna che prevede la distribuzione di opuscoli informativi, l’affissione di manifesti e locandine, la messa in onda sulle principali emittenti della regione di radio e video comunicati, la pubblicazione di inserzioni sulla stampa quotidiana.
In tutti i casi si ricorda che per informazioni e approfondimenti ci si può rivolgere al numero verde unico del Servizio sanitario regionale 800 033 033 (giorni feriali dalle 8,30 alle 17,30 e il sabato dalle 8,30 alle 13,30) o consultare il sito all’indirizzo www.saluter.it/screening_femminili
radiologaL'adesione alla campagna di screening e i percorsi di accesso
La scelta della Giunta regionale di ampliare l’offerta dello screening alle donne in fascia di età 45-49 e 70-74  è stata presa sulla base delle evidenze di efficacia (cioè la verificata possibilità di ridurre la mortalità per tumore della mammella anche per queste età, attraverso la diagnosi precoce) documentate dalla letteratura scientifica nazionale ed internazionale, e sulla base dei buoni risultati ottenuti in oltre 10 anni di attività dello screening mammografico, avviato in Emilia-Romagna dal 1996.  L’adesione all’invito delle donne dai 50 ai 69 anni si è mantenuta elevata registrando, nel 2008, un 72,4% di aderenti contro il 59,9% registrato a livello nazionale.
A tutto il 2008 sono stati 8.300 i tumori diagnosticati in fase precoce (su un totale di 11.500 identificati) che hanno dunque permesso di intervenire tempestivamente con le cure necessarie. Per le donne che hanno eseguito la mammografia all’interno del programma di screening, vista l’alta qualità dei percorsi garantita, la mortalità per questo tipo di tumore si è ridotta del 56% (in Italia il 50%).
Per la diagnosi dei tumori del seno e per l’appropriata prescrizione ed erogazione della mammografia, la Giunta regionale, nel luglio scorso, ha definito inoltre priorità e percorsi di accesso alla mammografia, al di fuori del programma di screening in modo da assicurare l’esame a tutte le donne per le quali lo stesso esame è necessario secondo le evidenze scientifiche.  Le mammografie urgenti o urgenti differibili devono essere erogate nei tempi previsti (entro 72 ore per le urgenti ed entro 7 giorni per urgenti differibili) nei Centri senologici pubblici.
Sono poi in corso di definizione protocolli e percorsi diagnostici individuali per le donne che presentano un fattore di rischio legato a ereditarietà/familiarità. Oltre a questo, anche alle donne dai 40 ai 44 anni, al di fuori dell’urgenza e delle condizioni di rischio ereditario/familiare, la mammografia sarà garantita ma entro 90 giorni e non nei tempi di attesa previsti dalla norma (60 giorni).
In sintesi, al di fuori dello screening, dell’urgenza, di condizioni di rischio per familiarità/ereditarietà e per la mammografia richiesta per la prima volta dai 40 ai 44 anni, l’esame mammografico è reputato inappropriato e pertanto può avere lunghi tempi di attesa.
Sotto i 40 anni di età, la mammografia non è indicata e pertanto la presa in carico avviene con la visita clinica del senologo ed eventuali accertamenti successivi.

Fonte: www.regione.emilia-romagna.it

martedì 19 gennaio 2010

Pagine - Cinque libri per aiutare i bambini a comprendere il valore delle natura ed educarli a rispetto del mondo


Il nostro pianeta è in pericolo. Cambiamenti climatici, inquinamento, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, effetto serra sono termini entrati a far parte delle discussioni quotidiane di molti. L’acqua potabile comincia a scarseggiare anche in molti paesi industrializzati, i ghiacciai si stanno sciogliendo ai Poli mentre dall’Africa Centrale la desertificazione avanza. Non molto tempo fa il WWF ha lanciato l’allarme, ripreso ampiamente dai media, che se entro il 2050 non verranno ridotte le emissioni di gas inquinanti, la nostra Terra potrebbe entrare in una crisi irreversibile, tale da rendere impraticabile ogni possibilità di adattamento per gran parte dell’umanità e delle altre specie viventi. Bisogna fare qualcosa. E mentre i grandi sono impegnati (purtroppo ancora troppo poco) a cercare soluzioni di vita ecosostenibili per invertire questa tendenza, è indispensabile anche aiutare i bambini ad interpretare le future sfide ambientali che li aspettano, senza scatenare ansie e paure, facendogli capire che non è tutto scontato e che anche loro possono dare un valido contributo per migliorare la situazione. A parte il prezioso esempio degli adulti, per bambini e ragazzi c’è una vasta produzione editoriale che parla della natura con cui l’uomo da sempre è obbligato a stabilire un rapporto - e di ecologia, cioè della scienza che studia i rapporti reciproci dell’uomo con l’ambiente. Libri come percorsi educativi per imparare quanto è importante un corretto rapporto con l’ambiente, che stimolano la curiosità e l’interesse dei bambini per fenomeni naturali guidandoli a familiarizzare con gli ecosistemi del nostro pianeta: il mare, i fiumi, i laghi, l’atmosfera, la superficie terrestre. Vediamo insieme alcune proposte editoriali.

Dal Laboratorio della casa editrice Salani un manuale per proteggere il nostro pianeta e i suoi abitanti dal titolo Cinquanta cosa da fare per aiutare la terra, 152 pagine illustrate (€ 10,00). Se finora i piccoli hanno imparato che il rispetto per l’ambiente consiste solo in una serie di divieti, usando questo libro scopriranno che invece possono fare tante cose, e che salvare la Terra può essere anche divertente. Persino nutrendo i vermi, proteggendo tesori sepolti, diventando ladri di bottiglie, inventandosi mercatini dell’usato e cominciando un’azione di boicottaggio del polistirolo. Il libro è adatto a bambini e bambine dagli 8 anni ma sarebbe una buona idea leggerlo insieme ai propri figli e scoprire che la fantasia ha molto a che fare con la scienza. Il manuale affronta le questioni ecologiche suggerendo contestualmente un intervento attivo dei ragazzi e offre la prospettiva di poter “governare in proprio come scrive Vezio Viola di Legambiente nell’introduzione qualche cambiamento utile a migliorare le situazioni descritte”.

Anche Geronimo Stilton ha voluto dire la sua scrivendo un libro dedicato proprio al rispetto e alla conoscenza dell’ambiente. E’ Il piccolo libro della natura della Piemme Junior Edizioni (€ 4,90), un sintetico manuale di 48 pagine con regole di buona condotta per rispettare l’equilibrio del nostro pianeta. Il famoso topo giornalista per riprendersi all’inquinamento cittadino ha passato un paio di giorni nella fattoria con nonna Ortensia, tra mucche, cavalli, uova e pomodori. Ritorna a Topazia pieno di vita e dopo aver spiegato al nipotino Benjamin cosa significa ecologia, decide di raccoglie in un libro una serie di consigli e istruzioni per ridurre i consumi e gli sprechi di energia, per recuperare vecchi oggetti e destinare alla raccolta differenziata tutti i materiali che è possibile riciclare. Alla fine del volume, particolarmente indicato per i bambini dai 6 anni, c’è un mini-dizionario, un rapido quiz, le istruzioni per costruire un aquilone e un simpatico gioco - le carte del Memo della Natura - sviluppare la memoria visiva e l’amore per l’ambiente.

Per la collana Libri Illustrati della Nord Sud Edizioni, è stato tradotto in italiano, da Luigina Battistutta, Cinque diavoletti, l’ecologia in un libro per bambini, scritto da Sarah Dyer, che nel 2001 ha vinto la Bronze Medal allo Smarties Booker Prize. Il pregio di questo libro, in cui le illustrazioni hanno un importante ruolo narrativo, risiede soprattutto nella sua spontaneità e nella capacità di trasmettere ai più piccoli (il libro è adatto a bambini dai 3 anni) un messaggio universale attraverso una storia simbolica. Ogni giorno cinque diavoletti ammirano, dall'alto di una collina, il meraviglioso paesaggio del mondo, fin quando non si accontentano più di guardare ma vogliono portarsi a casa quei tesori. Così, ognuno sceglie cosa preferisce e, uno ad uno, il sole, la luna, il cielo, la terra, il mare scompaiono e il mondo rimane desolatamente solo. Ma il cielo senza terra non sa dove stare, la luna senza sole non brilla e i cinque diavoletti ci ripensano.

Intorno al mondo in ecociclo (€ 12,90) di Beth Savan e Valerie Beth, Editoriale Scienza, è un libro che in modo semplice ed efficace invita i bambini (dagli 8 anni) a scoprire cosa sono e come funzionano i cicli naturali e gli ecosistemi, a capire come il ciclo dell’acqua ci porta la pioggia, come circola l’aria che respiriamo e perché è così inquinata, cos’è un habitat naturale o come l’acqua arriva nelle nostre case. Ma racconta soprattutto che ognuno di noi, adulto o bambino, può dare un valido contributo per ridurre l’inquinamento e lo spreco delle risorse, adottando semplici accorgimenti e rispettando l’ambiente che ci circonda. Il testo è corredato da giochi di squadra, test, prove pratiche e curiosità per saperne di più sulle case degli insetti, la pioggia acida, lo smog in provetta e lo smog nell’aria. Notizie utili per diventare un ecologista con i fiocchi, che sa come rispettare, ridurre, riusare e riciclare le risorse.

Fonte: www.guidagenitori.it
Proposto da: Lorena B.

mercoledì 13 gennaio 2010

DIADE - Violenza agita e subita nella relazione di cura: ricerca, analisi, proposte per prevenirla ed affrontarla

Provincia di Reggio Emilia, insieme ai Partners Azienda USL di Reggio Emilia, Consorzio Anziani e non solo ed Associazione Nondasola ha organizzato un convegno per restituire gli esiti di un importante progetto dedicato alle violenze e agli abusi nella relazione di cura, finanziato dal Ministero Pari Opportunità.

DIADE Violenza agita e subita nella relazione di cura: ricerca, analisi, proposte per prevenirla ed affrontarla
22 gennaio 2010
ore 9,00 -13,00
Aula Magna "Pietro Manodori"
viale Allegri, 9  -  Reggio Emilia

La partecipazione al convegno non richiede iscrizione.

Il Progetto DIADE
Realizzato dalla Provincia di Reggio Emilia, a partire dall'agosto 2008 insieme all'Azienda Usl di Reggio Emilia, al Consorzio Anziani e non solo e all'Associazione Nondasola, DIADE ha indagato la complessa realtà di maltrattamenti, abusi, violenze che  possono essere agiti o subiti all'interno di un rapporto privato di cura che si instaura al domicilio tra assitente familiare ed anziano assistito.
Attraverso interviste e focus group si sono analizzati i rischi contenuti nelle relazioni e nel contesto lavorativo e affettivo che  lega queste due fragilità arrivando ad individuare  le principali cause all'origine delle violenze.

In tal modo si è voluto preparare il terreno per realizzare azioni di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto di tale fenomeno a partire dalla collaborazione di quanti hanno contribuito al successo del progetto.

Per altre informazioni: http://www.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=701&IDSezione=3617&ID=350362

martedì 5 gennaio 2010

IN VISITA ALLA TOMBA DEL PADRE CON UN QUATTROZAMPE AL SEGUITO: SIGNORA ALLONTANATA DAL CIMITERO DI BRESCIA

Pubblichiamo di seguito una lettera di protesta della Sezione Enpa di Brescia contro un atto di grave discriminazione: una signora bresciana che si era recata a visitare la tomba del padre è stata invitata ad allontanarsi dal cimitero monumentale perchè accompagnata dalla sua cagnolina.

Gentile diretttore
all’inizio di dicembre una signora di Brescia, Francesca, ci ha raccontato un episodio che giudichiamo triste e sintomatico di poca ragionevolezza e di scarso rispetto per la sensibilità altrui. La signora. Francesca è proprietaria, con la sua famiglia, di una cagnolina di nome Mafalda di 16 anni, amata e rispettata come tutti gli animali dovrebbero essere. Amati in quanto esseri sensibili ed innocenti, nostri compagni di vita che niente pretendono e tanto danno in termini compagnia e amore. Lo scorso maggio, purtroppo, la signora Francesca ha perso l’amato padre, ora sepolto al Cimitero Monumentale di Brescia: anche quest’uomo, in vita, ha molto amato la cagnolina Mafalda. Il 30 novembre la signora Francesca ha deciso di andare a fare visita alla tomba del padre; la sua idea era di portare anche Mafalda, ma, essendo a conoscenza del divieto di portare cani all’interno del cimitero, ha pensato ad una soluzione che le è sembrata ragionevole. Come fa quando porta a spasso la cagnolina in luoghi particolarmente affollati, l’ha messa su una carrozzina per evitare così qualsiasi inconveniente igienico, pensando che il divieto fosse legato proprio alla possibilità che i cani possano sporcare il suolo del cimitero. Dopo aver fatto cinquanta metri con Mafalda nel passeggino all’interno del cimitero, però, Francesca è stata raggiunta da due difensori civici che, in malo modo, le hanno intimato di portare fuori la cagnolina, minacciando pesanti sanzioni (“come fossi una ladra” dice Francesca). Non solo: uno dei due signori, quando ormai lei era già sulla via dell’uscita, le ha detto che il cane non poteva entrare lì perché quello è “un luogo sacro”. Questo è il fatto che più ha addolorato e umiliato la signora: essere trattata come una persona insensibile che ‘contamina’ un luogo sacro e non rispetta i sentimenti altrui. A noi sembra che la signora si sia comportata nel migliore dei modi: ha interpretato il divieto nell’unico senso possibile, una norma che vuole evitare, giustamente, inconvenienti igienici. Ha così trovato una soluzione, ma i due “tutori del sacro” hanno invece interpretato la disposizione in un altro modo: il cane, forse perché “impuro” o perché “animale” con la sua sola presenza contamina un '”luogo sacro”. Vorremmo quindi fare alcune considerazioni sulla vicenda. Anzitutto, questa norma ci pare poco utile se così espressa: infatti, in altri cimiteri i cani possono entrare (ad esempio a Roè Volciano, sempre nel Bresciano). E’ forse il caso di pensare che in quel paese i cittadini siano moralmente inferiori perché accettano un animale in un “luogo sacro”? Per questo motivo, è nostra intenzione contattare il settore comunale competente per chiedere una modifica di tale norma. In secondo luogo, notiamo che al Cimitero Monumentale di Brescia sono rappresentate, giustamente, tutte le religioni e tutte le sensibilità: cristiani, ebrei, musulmani, non credenti. Visto che c’è tanta apertura, non vediamo perché non possa esserci altrettanta comprensione per una persona che, in un momento di dolore, voleva avere vicino un essere per lei importante come quella anziana cagnolina che mai avrebbe causato disturbo ad alcuno. Perché allora non rispettare la signora che, per estrema correttezza, aveva pure messo la cagnolina in un passeggino, proprio nel rispetto della sensibilità degli altri cittadini? Da notare, infine, che il concetto di ‘sacro’ non sta solo nell’esteriorità della forma, come il rispetto della norma non sta nella sua semplice osservanza letterale. Per molte persone, l’amore e la compagnia dei loro animali sono importanti e insostituibili; se non la si pensa così, questa opinione non dovrebbe dare comunque il diritto di ledere i sentimenti altrui. Il sacro, dunque,non deriva dall’imposizione di un credo o di una religione, ma dovrebbe essere un sentimento personale di rispetto e devozione per una divinità, per la vita e verso per qualsiasi altro destinatario del nostro amore.

Fonte: www.enpa.it



Cosa ne pensate? Dite la vostra lasciando un commento!

lunedì 4 gennaio 2010

Grandi donne: Vandana Shiva





Fisica quantistica ed economista, dirige il Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali di Dehra Dun in India. È considerata la teorica più nota di una nuova scienza: l'ecologia sociale.
Vandana Shiva è nata nel 1952 a Dehra Dun, nell'India del nord, da una famiglia progressista. Ha studiato nelle università inglesi e americane laureandosi in fisica. Tornata a casa dopo aver terminato gli studi, rimase traumatizzata rivedendo l'Himalaya: aveva lasciato una montagna verde e ricca d'acqua con gente felice, poi era arrivato il cosiddetto "aiuto" della Banca Mondiale con il progetto della costruzione di una grande diga e quella parte dell'Himalaya era diventato un groviglio di strade e di slum, di miseria, di polvere e smog, con gente impoverita non solo materialmente. Decise così di abbandonare la fisica nucleare e di dedicarsi all'ecologia.



Nel 1982 ha fondato nella sua città natale il Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali, un istituto indipendente di ricerca che affronta i più significativi problemi dell'ecologia sociale dei nostri tempi, in stretta collaborazione con le comunità locali e i movimenti sociali. Vandana Shiva fa parte dell'esteso movimento di donne che in Asia, Africa e America Latina critica le politiche di aiuto allo sviluppo attuate dagli organismi internazionali e indica nuove vie alla crescita economica rispettose della cultura delle comunità locali, che rivendicano il valore di modelli di vita diversi dall'economia di mercato. L'incontro con le donne del movimento "Cipko", che abbracciano i tronchi che i tagliatori stanno per abbattere nelle foreste dell'Himalaya, ha permesso a Vandana Shiva di ampliare la comprensione di nessi tra ecologia e femminismo.


Nel suo libro Staying Alive: Women, Ecology and Survival, pubblicato in Italia nel 1990 col titolo Sopravvivere allo sviluppo, la scienziata denuncia le conseguenze disastrose che il cosiddetto "sviluppo" ha portato nel Terzo Mondo. Lo sviluppo, o piuttosto il "malsviluppo", come lo definisce la scienziata, anziché rispondere a bisogni essenziali minaccia la stessa sopravvivenza del pianeta e di chi vi abita. Le conseguenze dello "sviluppo" sono la massiccia distruzione ambientale, un enorme indebitamento che spinge i paesi a fare programmi di aggiustamento strutturale basati sulla scelta di spendere meno in salute pubblica, scolarizzazione e sussistenza rendendo la gente più povera.


Si verifica così la distruzione di culture e di altri modi di vivere per far posto a culture competitive il cui grado di civiltà è dato solo dal mercato. Il danno maggiore prodotto dalla civiltà industriale, secondo Vandana, è stata l'equazione donna-natura e la definizione di entrambe come passive, inerti, materia prima da manipolare. A suo avviso invece "le donne sono le depositarie di un sapere originario, derivato da secoli di familiarità con la terra, un sapere che la scienza moderna baconiana e maschilista ha condannato a morte". Per il patriarcato occidentale la cultura è altro dalla natura, dalla donna e così gli uomini hanno creato uno sviluppo "privo del principio femminile, conservativo, ecologico" e fondato "sullo sfruttamento delle donne e della natura".
Nel 1991 Vandana Shiva ha fondato Navdanya, un movimento per proteggere la diversità e l'integrità delle risorse viventi, specialmente dei semi autoctoni (native seeds) in via di estinzione a causa della diffusione delle coltivazioni industriali. Nella visione di Vandana Shiva, la riproduzione femminile e la riproduzione agricola sono due processi vitali che hanno la stessa capacità di sottrarsi e di resistere alla mercificazione. La possibilità delle donne di concepire e la possibilità dei semi di autogenerarsi sono entrambi processi naturali gratuiti, dove la legge del mercato è stata costretta a fermarsi. Ma come le donne sono state lentamente espropriate, attraverso la scienza maschile occidentale del loro corpo e del sapere sul loro corpo, così i contadini vengono espropriati del sapere sui loro semi.


Nel mondo sviluppato, il primo passo nella direzione della espropiazione è stato proprio quello di introdurre piante sterili costruite attraverso la biotecnologia in laboratorio, per aumentare la produttività e, in teoria, per limitare l'uso dei pesticidi. In realtà questa perdita di diversità biologica fa sì che le coltivazioni siano invece molto più vulnerabili agli attacchi dei parassiti e soprattutto costringe i coltivatori a ricomprare i semi per ogni semina. Come se non bastasse, le multinazionali agro-chimiche si impossessano dei semi selezionati dal lavoro millenario dei contadini del Terzo mondo, per analizzarli e registrarli con un vero e proprio brevetto, per rifarli in laboratorio e rivenderli a caro prezzo o obbligare i contadini di quegli stessi paesi a pagare il "diritto d'autore" dei semi, al momento della semina. Anche per aver denunciato tutto questo Vandana Shiva è stata premiata nel 1993 con il "Right livehood award", ritenuto il Premio Nobel alternativo.


Nello stesso anno ha scritto Monocultures of the Perspectives on Biodiversity and Biotechnology, pubblicato in Italia col titolo Monoculture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica, una raccolta di cinque saggi che riflette sulle cause della scomparsa della diversità e sulle sfide da vincere per contrastarla. In questo lavoro la scienziata sostiene che la diversità vivente della natura è un'alternativa alla monocultura, all'omogeneità e all'uniformità e corrisponde alla diversità vitale delle culture come fonte di ricchezza.
Nei saggi sulla biodiversità e sulla biotecnologia scritti come documenti di lavoro per la Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, Vandana Shiva denuncia gli interessi che stanno dietro le biotecnologie, contesta che queste possano migliorare le specie naturali e sottolinea i problemi etici e ambientali che pongono.

Nel 1995 ha scritto insieme all'economista tedesca Maria Meis il libro Ecofeminism, dimostrando ancora una volta che donne di culture diverse possono capirsi e lavorare insieme. Nel 1999 ha pubblicato Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi locali. E' del 2001 il testo Vacche sacre e Mucche pazze. Il furto delle riserve alimentari globali. Vandana Shiva è attualmente considerata la teorica più significativa dell'ecologia sociale ed è una dei leader dell'International Forum on Globalization.


Fonte:   http://erewhon.ticonuno.it/
Proposto da: Lorena